|
ARTICOLI
di cultura corradiana |
Noto,
1898
S. Luigi
Orione pellegrino per voto
alla grotta di S. Corrado.
San
Luigi Orione
(1872-1940), fondatore della Piccola Opera della divina
Provvidenza, venne per la prima volta da Tortona a Noto il 19
settembre 1898 e vi si trattenne sino al 20 ottobre, invitato dal
vescovo Giovanni Blandini a dirigere con i suoi sacerdoti e
chierici il Collegio S. Luigi (1898-1903), oggi sede della Curia
vescovile e a gestire, in seguito, in contrada Cozzotondo la
Colonia Agricola Immacolata con annesso orfanotrofio (1901-1916),
oggi sede della ‘Comunità-Incontro Villa Immacolata’.
Nel 1939 il vescovo Angelo Calabretta offrirà al santo tortonese
la gestione della parrocchia-santuario di S. Corrado di fuori,
dove i suoi religiosi incrementeranno la vita eremitica e
l’attività pastorale, ed inoltre adatteranno l’eremo
superiore ad Orfanotrofio maschile S. Corrado (1950-1988).
Benemerita presenza orionina socio pastorale a Noto, che però si
concluderà nel 1992.
Durante i giorni di sua residenza a Noto nel 1898, “don Orione
si recava spesso nella grotta di San Corrado a pregare, e
illuminava i buoni eremiti custodi del santuario con discorsi
semplici e fervorosi” (v. Bollettino dell’Opera, Tortona, 2
ottobre 1898).
Intanto «attorno a Don Orione si era fatta tale rinomanza di
santo, che egli ricorderà sempre con umile confusione quelle
ultime giornate della sua permanenza a Noto, circondato di
affetto, ricercato da mane a sera, quasi oppresso dai sentimenti
di stima. Ma lo preoccupavano le condizioni di salute del suo
chierico Eugenio Ottaggi; condizioni che preannunciavano il mal
sottile. Don Orione così ne parlò con don Sterpi: “Ti confesso
che mi sento strappare il cuore. Ho fatto due voti, alla Madonna
di Lourdes e a San Corrado che abbiamo qui, perché ce lo facciano
guarire tanto almeno da poterlo condurre fino a Tortona. Ieri
notte sono andato al santuario di S. Corrado di fuori e sono
arrivato a casa alle undici e mezzo, e là ho fatto voto di
condurlo pure e di fare un dono non minore di £ 300. Ho fatto
accendere una lampada, ho detto Messa nella Grotta del Santo e poi
ho dato ad un povero che ho trovato tutti i pochi quattrini che
avevo in tasca e il povero orologio di Goggi, che per caso avevo.
foto U. Battini: Corridoio
con le celle degli eremiti, Santuario di Noto
Mai ho sentito tanta fede e tanta certezza
anche di un miracolo, se farà bisogno, per la grazia che
domando”. San Corrado lo esaudì! Don Orione alle ore 9,30 del
20 ottobre 1898 partì con il chierico E. Ottaggi in treno da Noto
per Tortona, invocando la protezione della Vergine Santa e di S.
Corrado»
(da: DON ORIONE E LA PICCOLA OPERA
DELLA DIVINA PROVVIDENZA. DOCUMENTI E TESTIMONIANZE, vol 2°
[1893-1900], pp. 397, 402 e 405. Roma 1989).
In Cristo Buon Pastore, S. Corrado Confalonieri e S. Luigi Orione
ci proteggano sempre e dovunque, e ci rendano più docili allo
Spirito per essere davvero sale-luce-lievito evangelico
nell’oggi della storia.
Mons. Salvatore Guastella
Omelia del Card. Silvano
Piovanelli
Arcivescovo emerito di Firenze
Noto,
domenica 25 agosto 2002
San
Corrado: non solo una tradizione da custodire
ma un esempio di vita
evangelica da accogliere.
Devo confessare che quando ho
sentito parlare per la prima volta di san Corrado, non sapevo chi
fosse.
Allora ero parroco in una grossa parrocchia della mia diocesi di
Firenze e accoglievamo molti emigrati dalla Sicilia. Nel loro
cuore la nostalgia delle feste popolari e sulle loro labbra il
nome di san Corrado, che invocavano con enorme fiducia. Una donna
espresse tutta la sua ammirazione con una sola parola: «E’
miracoloso!» e, con ancora negli occhi il ricordo delle feste,
raccontava: «Le mamme proiettavano i bambini verso di Lui,
gridando: E’ tuo»!
Ecco quello che noi vogliamo fare oggi in questa festa: affidarvi
tutti e tutte a san Corrado, gridandogli: Questa comunità è tua!
Nessuno può precisare l’anno in cui San Corrado piacentino
giunse a Noto – forse nel 1331 – dopo aver subito altrove
anche ingiurie e villanie e dopo che gli erano stati aizzati anche
i cani. Ma in quel giorno in cui l’uomo di Dio giunse a Noto, la
storia netina cambiò il suo corso. La storia della città e di
questa comunità cristiana ha custodito il cambiamento che la sua
venuta e presenza ha operato? Il problema di sempre e di tutti noi
non è tanto conservare gelosamente un ricordo e una tradizione,
ma custodire e trasmettere un insegnamento di vita, la fedeltà al
Vangelo, l’impegno della santità. Giovanni Paolo II nella
lettera apostolica NMI ha scritto che «è l’ora di riproporre a
tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana, che
è la santità: tutta la vita della comunità ecclesiale deve
portare in questa direzione» (n.31). San Corrado vi ripete con
l’esempio della sua vita quanto il papa ha domandato: cioè, che
siamo «profondamente radicati nella contemplazione e nella
preghiera». Corrado infatti divenne prima “eremita
itinerante” e poi “eremita urbano”: ma in ogni situazione la
sua vita è tutta riempita dalla preghiera e dalla penitenza, pur
senza estraniarsi dalla vita degli uomini, come a volte pensiamo
di fare noi. Infatti, risiedendo alle celle del Crocifisso, egli
unisce alla preghiera il lavoro, tanto da far nascere un giardino.
E nella grotta dei Pizzoni, dove la preghiera e la penitenza
avevano un grande spazio, san Corrado non volle isolarsi dalla
gente e non rifiutava mai di ricevere quelli che gli facevano
visita. Anzi, li accoglieva con volto sorridente. Il sabato si
recava a Noto per chiedere la carità di un po’ di pane.
Nella tua vita c’è lo spazio della preghiera? Si tratta di una
semplice abitudine oppure è un atto vitale? e c’è la penitenza
del lavoro, qualunque lavoro ma fatto bene perché, oltretutto, si
svolge sotto gli occhi di Dio?
Quello che mi ha colpito nella vita di san Corrado è stato
l’episodio che gli cambiò la vita. Egli era sui 35 anni, era già
capofamiglia e possedeva beni entro Piacenza e nel contado.
L’imprudenza di far appiccare il fuoco alla sterpaglia durante
una battuta di caccia provocò un incendio di grandi proporzioni.
Vista l’impossibilità di domarlo, decise di rientrare in città,
cercando di non far trapelare la sua responsabilità.
Probabilmente egli non avrebbe avuto il coraggio di palesare la
sua responsabilità, se dell’incendio non fosse stato accusato
un poveretto che non c’entrava per niente e che per questo non
fosse stato condannato a morte. Dentro la coscienza di Corrado
risuonano continuamente e in modo sempre più doloroso le parole:
“sarai tu così vigliacco da permettere che quest’uomo muoia
per il male che non ha fatto”? Alla fine la coscienza di Corrado
dette la risposta giusta: “questo non sarà mai”! Così egli
ebbe il coraggio di confessare la verità e assumersi le proprie
responsabilità dinanzi al Signore di Piacenza. Stante la sua
condizione di nobile, anziché un processo, subì la confisca dei
beni… Attraverso un travaglio interiore che noi non conosciamo,
Corrado giunse alla decisione di lasciare davvero tutto, persone e
beni, per diventare un penitente, un eremita pellegrino, un laico
che “con l’andar vagando per Dio” purifica la propria vita e
diventa gradito al Signore.
Il coraggio di una decisione! il vincere anche il proprio orgoglio
e la paura di presentarsi agli altri con le nostre responsabilità!
Nella vita, in ogni vita, ci sono momenti dai quali dipende tutto
il nostro avvenire. In quei momenti occorre coerenza, coraggio,
fede, decisione! Così era stato poco più di cento anni prima
anche nella vicenda di san Francesco d’Assisi che incontra quel
lebbroso e, nonostante la ritrosia che sente di avvicinarlo, gli
va incontro addirittura per abbracciarlo e baciarlo. Così è
stato anche per Giorgio La Pira il quale, mentre prima della
conversione nella sua Pozzallo – a quanto mi raccontano –
esige che si levi il Crocifisso nel salone in cui è stato
invitato dai giovani a tenere una conferenza, dopo la sua radicale
conversione vive tutto per Cristo crocifisso e risorto, da lui
amato e servito con passione evangelica nei poveri e nella
costruzione della pace e fraternità fra i popoli. Così è anche
oggi nella vita di ciascuno di noi.
C’è nella tua vita una decisione da prendere con risolutezza?
un cambiamento che la coscienza ti domanda? San Corrado ti doni il
coraggio di scelte coerenti col Vangelo.
Egli è da voi celebrato con fiducia anche perché nella terribile
peste nel 1348-1349 diventò per Noto l’angelo della carità e
anche in modo miracoloso provvide al bisogno di persone e di
famiglie assalite non solo dalla malattia, ma anche dalla fame.
Bello l’episodio che racconta di san Corrado il quale, entrato
nella sua grotta dove non c’era né letto né pane, e ne uscì
portando per il Vescovo ospite quattro pani caldi, si direbbe
appena usciti dal forno. Un augurio benedetto per il vostro
vescovo e per tutta la santa Chiesa netina: che, cioè, san
Corrado tiri fuori da quella fornace ardente di carità che è il
cuore delle anime generose – uomini e donne infiammati
dall’amor di Dio – e li metta nelle mani del vescovo e della
Chiesa di Noto perché non manchi a nessuno in questa terra il
pane della verità, il pane dell’amore, il pane della missione.
E da tutti si canti: per mezzo di san Corrado: Dio ha visitato e
redento il suo popolo!
Maria Ss.ma Scala del Paradiso vi illumini e incoraggi a diventare
veri devoti di san Corrado: a mettervi, cioè, sulla via della
santità, nella sequela di Cristo perché è per la santità che
Egli piacque a Dio ed è per far la santità ancora oggi che
questa città e diocesi di Noto lo ricorda, lo ama e lo onora. A
gloria di Dio. Amen.
Omelia
del Card. Silvano Piovanelli
Arcivescovo emerito di Firenze,
Noto, domenica 25 agosto 2002.
Devozione
al Patrono
QUATTRO SECOLI A CALENDASCO
Con il Registro titolato “Salario Laicale detto Legato di San
Corrado” iniziato “la prima settimana di gennaio 1857”,
conservato nell’Archivio della parrocchiale, continuazione di
altri più antichi registri, prima di iniziare la segnature delle
sante messe celebrate all’altare di San Corrado, si riporta per
mano dello stesso parroco Arciprete Don Giovanni Brugnoni un breve
riassunto storico che merita di essere presentato per intero e che
così recita:
“Il Conte Gio.Battista Zanardi-Landi con atto di Gianfrancesco
Notaio da Parma in data 9 agosto 1617 fondava il Legato di San
Corrado incaricando il Parroco pro Tempore di Calendasco, di
celebrare la messa in un giorno d’ogni settimana dell’anno,
all’altare di S. Corrado, senz’obbligo di applicazione, ma
solo d’una commemorazione per l’anima sua, nel Memento dei
morti; e di far celebrare tre messe, pure senza applicazione, nel
giorno 19 febbraio d’ogni anno, festivo di S. Corrado. In
compenso il Parroco percepisce annue lire Trenta vecchie, più un
paja capponi pel dì 11 novembre; queste 30 lire Imperiali
corrispondono a Lire nuove Sette e C.mi Tredici. Restando gravati
di questo onere gli eredi, e successori del predetto Sig. Conte
Zanardi-Landi.
Al Conte Zanardi-Landi in progresso di tempo successe il Conte
Giovanni Scotti, il quale a sua volta ebbe a successori il Sig.
Marchese Vincenzo di Piombino per 3/5, e la Sig.ra Contessa
Felicita Salvatico ed a questa successe il Sig. Francesco Grassi
di Piacenza per 2/5. L’Arciprete Don Giuliano Guglieri nel dì
24 Novembre 1824 assicurava questo Legato con ipoteca sui fondi
del Sig. Marchese Piombino a Calendasco per tre quinti della somma
capitale cioè Lire 119,88; e per due quinti cioè Lire 79,92 sui
fondi del Sig. Grassi.
In processo di tempo al Sig. Marchese Piombino e Grassi successero
i Sig. Avv. Vincenzo Anguissola e Cav. Giuseppe Anguissola e
quindi i rispettivi figli, i quali non riconoscono più detto
Legato che da molti anni non è soddisfatto in quanto alla
compensazione dovuta al Parroco il quale ne continua però sempre
da parte sua l’adempimento.
Il Sig. Avvocato Nob. Lancellotto Anguissola fu Avv. Vincenzo dà
ogni anno per S. Martino un paja capponi…” seguono alcune
altre righe purtroppo consunte ed illeggibili.
foto: Chiesa di Calendasco, sullo sfondo il
castello
IL BORDONI STORICO INSIGNE
Il francescano e storico Bordoni nel 1658 pubblicò il
Chronologium Tertii Ordinis S. Francisci, manoscritto in più
fogli che si conserva in Parma, e al dì 19 febbraio riporta la
Vita di S. Corrado Piacentino: “ F. Corrado Piacentino della
famiglia de Confalonieri naque di parenti nobili l’anno 1290,
che l’instrussero ne costumi christiani, e li diedero per moglie
una gentildonna Lodeggiana per nome Eufrosina filia di Nestore.
Corrado per esser molto dedicato alla caccia, andò un giorno in
campagna, e fece dan foco a certi boschi... Corrado tocco nel core
dal Spirito Santo, rifatti i danni dati, collocata la moglie in
monastero, abbandonò in tutto il lusinghero mondo, partendosi da
Piacenza più povero di quel meschino che liberò dalla morte, se
n’andò a Gorgolaro loco sul Piacentino remoto dalle genti, dove
era un Romitorio, nel quale habitavano cinque frati del Terz’Ordine
di S. Francesco, che ivi a Dio seminano, recitando i deccini
officii, facendo astinenze, digiuni et altre opere pie... Riavuta
donqi la benedittione del suo superiore (padre Aristide) l’anno
1316 si partì da Gorgolaro a piedi sempre senza danari, peregrino
verso Roma...” e quindi giunto a Noto in Sicilia, alla fine
viene indirizzato a “certe grotte in luogo detto li Pizzoni
vicino ad un fiume, et lontano dalla città solo tre miglia... Non
solo Leone X ma ancora Paolo III et finalmente Urbano VIII
informati delli molti miracoli che fa questo Beato concessero
quelli di poter celebrare la sua festa in Noto, in altre parti
della Sicilia, et a Piacenza sua patria, e questo ancora, che se
ne possi far l’officio da tutti gli ordini Francescani, e noi
per esser del nostro ordine professo, ne facciamo l’officio
doppio maggiore, con le nostre monache...”.
BREVE RIFLESSIONE SULLA VITA DEL SANTO
ll Sacerdote e Fra Michele
Lombardo erano indubbiamente due persone che meritavano fede, e
poichè la loro Vita scritta, si direbbe oggi, con la qualità
di Commissari, fu presentata ai giurati e riconosciuta
soddisfacente, sino al punto da conservarla con le reliquie del
Santo, non si esagera se si considera quale “Vita ufficiale di
Noto”.
Testo estratto dallo scritto del can mons.
Nunzio Zappulla, pag. 26 “S. Corrado Confalonieri – come e
perchè venne a Noto”
Ed oggi possiamo usare la stessa autorevolezza del ragionamento
di mons. Zappulla di Noto per affermare che il “Legato di S.
Corrado” di Piacenza avvalorato dallo stesso Vescovo della
Città, certifichi, dopo che è stato redatto e riconosciuto
degno nei suoi enunciati, della nascita fisica del Santo a
Calendasco di Piacenza, e quindi anch’esso documento assurge a
Atto ufficiale per Piacenza.
|
|