La Diocesi di Noto (Siracusa) è devota a san Corrado
Confalonieri e lo riconosce suo patrono “equæ principaliter”
con la Madonna della Scala (Paolo
VI, Breve del 27.XI.1963).
Ogni ultima domenica di agosto se ne celebra ‘il patrocinio’
sin dal 1515, anno nel quale Leone X emanò la bolla papale “Exponi
super fecerunt”, che disponeva e autorizzava (‘per delegatum’)
il culto pubblico a san Corrado; mandato apostolico eseguito
dal netino Mons. Giacomo Umana, vescovo tit. di Scutari e
vicario generale in spiritualibus di Siracusa –
il 28 agosto 1515 - nella Chiesa Madre dell’antica
Noto, determinando la festa il 19 febbraio, giorno del suo
beato transito.
La festosa celebrazione
del 26 agosto 2012 assume anche particolare significato per
l’imminenza dell’Anno
della Fede (dall’11 ottobre), indetto da Benedetto XVI,
e per la
Visita Pastorale,
che il vescovo Mons. Antonio Staglianò avvierà il 19
ottobre. Due tempi forti, una duplice misericordiosa grazia
dello Spirito del Signore: «La celebrazione dell’Anno della
Fede, indetto da Benedetto XVI per il prossimo ottobre
diventa un’opportunità significativa per ripensare non solo
i fondamenti teorici della nostra fede ma anche le forme
pratiche per viverla e far sì che risplenda come
testimonianza, come carità, come prossimità, come epifania
di umanità, così come auspica il romano pontefice. La Visita
Pastorale nelle comunità di parrocchie della nostra Diocesi
approfondirà lo stesso contenuto. Sarà una verifica dello
stato della nostra fede, del nostro rapporto con Cristo. Ci
interrogheremo sulla nostra testimonianza concreta, su come
annunciamo la buona notizia della verità, di carità, di
comunione all’interno delle parrocchie e tra le parrocchie.
Sarà un momento per valutare a che punto siamo con la
missione nel nostro territorio, per scoprire i segni della
fede viva in mezzo a noi e ridare vivacità a
quell’evangelizzazione che non è solo annuncio del Vangelo
all’interno dei templi ma slancio che, a partire dalla
centralità dell’Eucaristia, sfonda i portoni delle chiese e
inonda con l’acqua della sapienza e della salvezza di Dio
tutte le strade»
(Santinella Ingallina, Il Vescovo annuncia la Visita
Pastorale, in La vita
diocesana, 5 aprile 2012, 2).
Proprio in merito alla “testimonianza concreta della
carità”, il manifesto murale delle festa netina di domenica
26/8 sottolinea:
a]
che «occorre che impariamo a “sentire” i palpiti dei cuori
dei nostri fratelli bisognosi», imparando dall’esempio del
nostro celeste Compatrono, “il Santo del pane caldo della
solidarietà”;
b]
che «le offerte che verranno raccolte durante i primi Vespri
e il Pontificale saranno destinate alla Cattedrale di
Butembo-Beni, con cui si è gemellati. Le offerte che invece
saranno raccolte nelle altre celebrazioni saranno devolute
per le famiglie in difficoltà»;
c]
inoltre, che «i fedeli sono invitati a porre gesti di carità
offrendo, al posto dei tradizionali ceri votivi, doni
alimentari per sostenere le famiglie bisognose della
comunità»; e
d]
che «quest’anno le spese per i fuochi d’artificio sono
volutamente più contenute, per venire in aiuto alle
famiglie, segnate dall’attuale crisi economica».
Guardiamo all’esemplarità evangelica del nostro Santo. Fiore
della nobiltà piacentina, gioviale, sincero e integerrimo
cittadino, Corrado s’impone subito all’ammirazione di tutti
per il suo spiccato senso della giustizia. La fede lo aiuta
a saper dare un indirizzo verticale e teologale alle sue
attività. I poveri non ricorrono invano a lui; il suo
ascendente è tale da ottenere loro ragione nei soprusi. Egli
- col suo gesto spontaneo a favore di quell’innocente
condannato a morte per l’incendio involontariamente
provocato invece da lui durante la caccia - proclama che
Cristo è in coloro che ci stanno attorno e che hanno bisogno
del nostro amore in famiglia, sul lavoro; ed è negli
emarginati, nei bambini che vivono nelle strade senza guida,
nei malcapitati che non sanno come tirare avanti per vivere,
in coloro che non hanno la fede, accanto a chi giudichiamo
emarginati o che magari sfuggiamo perché la pensano in modo
diverso, mentre avrebbero bisogno della nostra testimonianza
di credibili discepoli di Cristo.
Nel rischio dell’avventura più nobile, quello della ricerca
di Dio, Corrado lascia quindi la natìa Piacenza
e va dove vivono
«poveri servitori di Dio», luogo che la tradizione
indica nel
romitorio-hospitale di Calendasco. Qui trascorre un
certo tempo, maturando il desiderio di solitudine e di
preghiera,
per andare pellegrino sino alla terra che gli mostrerà il
Signore. Così il suo itinerario di solitario si snoda
attraverso la peregrinazione a Roma, per concludersi in
Sicilia a Noto. La sua inequivocabile scelta di povertà è
stata un gesto profetico di liberazione: egli ha saputo cioè
scrollare da sé quello che il crollo irreversibile della
storia avrebbe operato poco dopo il suo beato transito.
Oggi, molti sono disposti a sacrificare vita, amore, libertà
alla nazione, al partito o ad altri interessi più o meno
estrinseci, ma non a sviluppare tale identità dell’io che
comporta lo sforzo non di adattarsi alla società, ma di
conformare questa alla maturazione della persona in una
crescita simultanea e intrinseca. Corrado ha saputo
scegliere al momento giusto!
Come sempre, san
Corrado ci farà da guida col suo esempio e la sua
intercessione, perché questo “Anno della Fede”
- nel quotidiano cammino della nostra fede battesimale -
sentiamo la necessità di rinvigorire il passo,
rendere la testimonianza cristiana più incisiva e per
comprendere il valore di appartenere a una comunità, vero
antidoto alla sterilità dell'individualismo del nostro
tempo.
Mons.
Salvatore
Guastella
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