VOTO A SAN CORRADO
1943 - 2013
 

Da ben settant’anni  nella basilica cattedrale

Voto a San Corrado per l’incolumità della città

dai bombardamenti bellici.

Noto, 28. 02. 1943

di Mons. Salvatore Guastella

  

Negli  anni della seconda guerra mondiale (1939-45), anche Noto ha sopportato  il disagio  delle restrizioni annonarie e dei frequenti allarmi aerei. La città,  presidiata da 800 soldati “miseramente equipaggiati”, il 20 gennaio 1943 subisce i primi bombardamenti che colpiscono ripetutamente la stazione ferroviaria, causando morti e feriti. La popolazione, si sente indifesa e cerca rifugio nelle campagne. Al Comune il commissario dott. Gasdia sostituisce il sindaco dimissionario avv. La Rosa.

Il 19 febbraio 1943, festa del Santo Patrono , il vescovo Mons. Angelo Calabretta annunzia in cattedrale che «è desiderio di tanti e suo, di emettere un voto al Signore perché, per l’intercessione di san Corrado, preservi la città di Noto dalle incursioni aeree». Da quel momento la relativa domanda al vescovo e al commissario prefettizio del Comune riscuote in pochi giorni la totale adesione in ogni classe di cittadini.

Resterà, quindi, indelebile pagina d’oro nella storia della Città la grandiosa sacra funzione che si è svolta in cattedrale nel pomeriggio del 28 febbraio.

Così, quella domenica 28 febbraio, prima di riporre in sicurezza nella sua custodia l’arca argentea contenente il corpo del Santo, il vescovo Angelo Calabretta  -  preceduto dal Seminario, dai parroci e dai canonici – muove dal palazzo vescovile verso la cattedrale. Dinanzi al palazzo Ducezio attendono il Commissario prefettizio e il personale del Municipio, con il gonfalone municipale e la bandiera nazionale. Quindi tutti quanti si entra nella cattedrale illuminata e gremita di popolo, mentre la schola cantorum esegue l’Ecce sacerdos e l’inno per il centenario di S. Corrado.

Fatta breve orazione all’altare del Santo, Il vescovo dà anzitutto con la lettura della lettera che il papa Pio XII gli ha inviato per la fausta occasione del sesto centenario della venuta di S. Corrado in Noto; poi spiega la portata del voto che a momenti il Commissario prefettizio avrebbe presentato al Signore in onore di S. Corrado e in nome di tutta la cittadinanza. Eccone il testo:  «Se il Signore lascerà immune la Città dalle incursioni aeree nemiche nella presente guerra, ogni anno in perpetuo nella festa del Santo, il 19 febbraio, il Sindaco porterà ufficialmente un cero al Santo; e i singoli cittadini di Noto nella vigilia di detta festa faranno ogni anno un digiuno nella forma consueta della Chiesa e non sotto pena di peccato, e s’impegneranno, finita la guerra, a fare eseguire le auspicate e dovute decorazioni alla chiesa cattedrale che conserva il prezioso corpo di S. Corrado Confalonieri, patrono della città e diocesi di Noto».

Poi si alza a parlare il comm. Vincenzo Eduardo Gasdia, viceprefetto di Siracusa e commissario straordinario al Comune di Noto. Con felice discorso, materiato di profonda cultura sacra e di sentimenti di pietà cristiana, egli rievoca i tempi in cui nei momenti più salienti della vita cittadina e nazionale i magistrati delle città italiane nelle cattedrali trasformate in arengo presentavano al Signore per le mani del vescovo i voti dei cittadini; disse come l’adempimento di quei voti in molte città più vetuste costituisce tutt’oggi la rievocazione della più bella pagina della loro storia, e con commossa invocazione al Santo presenta il voto,e - fin da quel momento, quale caparra di esaudita preghiera -  l’offerta del cero che si reca a presentare al vescovo. Subito acceso, il cero viene posto sull’altare dinanzi all’arca argentea del Santo; cero che in seguito sarà conservato, a cura del Municipio, in apposita custodia nella cappella del Santo, a ricordare il primo cero offerto dal Comune.

Si alza quindi il segretario del Comune e dà lettura della delibera sancita, in merito a detto voto, dal Comune. Quindi il notaio cav. Salvatore Samperi dà lettura del rogito, che viene subito firmato dal vescovo, dal sig. commissario e da dieci testimoni scelti da ogni classe di cittadini.

Terminata la solenne cerimonia, tra il più vivo commosso entusiasmo dell’immensa folla, l’arca argentea del Santo viene riposta nella sua custodia che fin dal delinearsi dei primi pericoli bellici è stata diligentemente praticata dietro l’altare maggiore, in posto che presenta maggiore affidamento di sicurezza.

Quando, poi, l’11 luglio 1943 le truppe anglo-americane entrano a Noto, «il vescovo Calabretta si dimostra dignitoso padre del suo popolo; ed è il primo vescovo italiano, la prima personalità italiana che parla con i comandanti alleati. Il contenuto della conversazione è riportato dallo stesso generale britannico Lord Rennel Rood, capo degli affari civili in Sicilia» (Rosario Mangiameli).

 “Noto a buon diritto ringrazia Dio per la presenza orante e operosa di San Corrado in codesta terra e ne ricorda le virtù, consapevole che la testimonianza della vita di un Santo costituisce per ogni tempo un messaggio da raccogliere e un modello da imitare” (B. Giovanni Paolo II, 14 settembre 1989).

      

Sac. Salvatore Guastella

 

                      
 
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