L'eremo di San Corrado di Messina, con annesso oratorio
Quando vi giunsero i frati, sulla
collinetta che stava dirimpetto al forte Castellaccio
sorgeva già una chiesa dedicata a Santa Maria di Visitò.
Placido Samperi racconta di questa chiesa e
dell'immagine in essa venerata. Certo Stefano Pasca,
gentiluomo Messinese, in quanto cagionevole di salute
usava raccomandarsi spesso devotamente alla Vergine. Una
notte la Madonna gli apparve in sogno e lo esortò a
costruire una cappella per custodirvi una certa sacra
immagine che si trovava abbandonata in un luogo vicino.
"Era anticamente una cappelletta sopra una rupe, verso
quella parte dove scaturisce una larga vena di
limpidissima acqua da una montagna, la quale, perché
mormoreggiante si precipita da scoscese pietre in una
profonda valle, si chiama volgarmente lo Scoppo
dell'acqua...".
Questa cappelletta era da tempo
crollata, "mentre si cavavano da questa rupe grosse
pietre per fabbricare la città", e rimaneva in piedi
solo l'altare con l'immagine della Madonna. Il Pasca si
convinse che era quella l'immagine che avrebbe dovuto
salvare. Perciò la prelevò, costruì nel suo podere una
chiesetta di legno e ve la depose. Ma il giorno dopo si
accorse con rammarico che il quadro era sparito. Di lì a
poco , però, fatte le dovute ricerche, lo rinvenne nel
podere di un certo Palombo, su quella collinetta dove
poi sarebbe sorto l'Eremo di San Corrado.
Nella chiesa, dove si arriva
oltrepassando la via Pietro Castelli a Gravitelli, la non
rimane quasi nulla di quanto, fino ai primi del XIX
secolo, ancora esisteva, come attentamente scrisse in un
articolo Gaetano La Corte Cailler nella Gazzetta del 19
luglio 1905 anno XLIII, n.198. Nell'altare maggiore si
trovava ancora l'antica icona di Santa Maria di Visitò
che il Pasca aveva preso allo Scoppo.
Il La Corte la descrisse con minuziosità e la ritenne
opera della scuola messinese del Trecento. Secondo
l'illustre studioso, l'icona era divisa in due ordini,
con sei scompartimenti a fondo dorato, il tutto delle
misure di m. 1,19 x 1,31.
Nel centro del pezzo inferiore era
dipinta la Madonna sedente col Putto, con ai lati San
Pietro e San Paolo; in basso erano due piccole figure in
atto di preghiera, forse i committenti del quadro. Nella
parte superiore in tre piccoli scompartimenti, si
vedevano Cristo benedicente, al centro, Elia, a
sinistra, e Mosè, a destra.
Sotto la figura di San Pietro si
leggeva la seguente iscrizione : 1553, servur domini
nostri Ihesu Christi Antonius Cotrunev, che voleva dire
a parere del La Corte, che il dipinto era stato
restaurato , nel 1553, dall'eremita Antonio Cotroneo;
nel quale restauro l'icona sarebbe stata privata dei "
preziosi intagli che ne decoravano al centro i sei
scompartimenti".
Vi era anche, nell'altare di
sinistra entrando, il quadro donato dai Marullo, si
trattava ancora secondo il La Corte, d'una tavola di
buona fattura anche se di autore ignoto. Di forma
semicircolare misurava m. 2 x 1,50. San Corrado appariva
vestito di rustica lana, moribondo, dal viso molto
espressivo, nelle braccia di due angeli con accanto la
croce. In basso a sinistra era lo stemma di casa Marullo,
ed a destra si leggeva: S. Conradus Gonfalonerius
Placentinus.
Dei due quadri oggi non rimane
purtroppo nessuna traccia, forse è ancora conservata la
lapide datata 1727, che chiude l'ipogeo della
chiesa. Vi si legge:
QUOS MUNDO
MORTUOS SAXOSA EXCEPIT EREMUS
HOS VITA FUNTOS GELIDUM
CONTEXIT SAXUM NUNC
BIS MORTUI BEATAM
EXPECTANT SPEM VOS ITTIDEM
SOLI VIVITE DEO SI
CUPITIS ESSE BEATI ET ORATE
PRO EIS IN MUNDO SPES
NULLA BONI SPES NULLA
SALUTIS SALUS SERVIRE
DEO SUNT CAETERA FRAUDES
1727.
L'eremo e l'annessa chiesetta, di proprietà della famiglia Morabito, sono stati restaurati, ed è stato fedelmente ricostruito il piano primo dell'eremo che era andato distrutto.
Oggi l'eremo è residenza privata
della famiglia e la chiesa è aperta al pubblico in
occasione di San Corrado e della Madonna di Fatima in
quanto presente nell'altare maggiore un bassorilievo in
gesso eseguito dal Maestro Bonfiglio nel 1942.
Giuseppe Lombardo
San Corrado
da gli "Annali della Città di
Messina" Capitale del Regno di Sicilia
di Cajo Domenico Gallo (1756)
Tomo Primo
In cui oltre l'introduzione, ed
Apparato, ovi si da l'idea generale di
ciò che sia Messina, si descrive in
sei libri cronologicamente la
Storia delle cose più memorabili dal
giorno di sua fondazione
accaduta circa gli anni del Mondo
1856.,e 2196.prima
della venuta del Redentore sino al
1056. di nostra
salute in tutto di anni 3255
IN MESSINA 1756
Per Francesco Gaipa Regio Impressore
pagina 116 Tomo Primo
Su di
un'erta collina, a vista e non molto distante dalla
città vi è la chiesa, ed eremo di San Corrado.
Titolavasi prima la Madonna
di Visitò, come riferisce il Padre Samperi. Venerabile
si rese tal luogo per questa Santissima Immagine; e
venne poscia abitato dal Venerabile Servo di Dio Fra
Pietro Gazzetti, Eremita Naturale di Modena, ed abitante
in Noto, che passò qui a far soggiorno nel 1661 assieme
col suo compagno, anch'egli Venerabile, e Gran Servo di
Dio Padre Diego Cannata di Taormina Sacerdote, ed
Eremita.
In tal contingenza il Gazzetti,
coll'intercessione di S.Corrado, restituì
miracolosamente la sanità a Don Cesare Marullo Marchese
di Condausta, tocco da un fiero colpo
di paralisia, per qual mezzo il medesimo dedicò in
quella chiesa un Altare e Cappella a san Corrado
Eremita, essendosi processionalmente portato il quadro
du esso Santo dalla Casa Professa dei Padri
Gesuiti fino all'Eremo, con gran concorso di Popolo; e
fin d'allora prese la Chiesa, ed Eremitorio il nome di
San Corrado.
Indi questi due servi di Dio verso il fine di Giugno
1665 si portarono in Noto, dove il Gazzetti finì
santamente i suoi giorni nel 1671 a ventiquattro
Ottobre, ed il Cannata a 17 Luglio 1694.
Fu poscia abitato da cinque Eremiti sotto la Regola di
San Pacomio, nel tempo, che l'altro gran Servo di Dio
Fra Saverio Amato diramò il suo istituto dall'Eremo da
lui fondato in Santa Maria di Trapani, come fra poco
diremo; ma la peste del 1743 l'estinse ed ora di nuovo
poco a poco si va ristabilendo con nuovi Religiosi, che
hanno abbracciato questo istituto.
si ringrazia per queste precise informazioni e fotografie Giuseppe Lombardo (Messina)
vedi il sito www.messinaierieoggi.it
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