MESSINA
 
L'antico eremo che dal 1661 fu dedicato a San Corrado Confalonieri eremita
  a cura di Giuseppe Lombardo
 

 

L'eremo di San Corrado di Messina, con annesso oratorio

 

Quando vi giunsero i frati, sulla collinetta che stava dirimpetto al forte Castellaccio sorgeva già una chiesa dedicata a Santa Maria di Visitò. Placido Samperi racconta di questa chiesa e dell'immagine in essa venerata. Certo Stefano Pasca, gentiluomo Messinese, in quanto cagionevole di salute usava raccomandarsi spesso devotamente alla Vergine. Una notte la Madonna gli apparve in sogno e lo esortò a costruire una cappella per custodirvi una certa sacra immagine che si trovava abbandonata in un luogo vicino. "Era anticamente una cappelletta sopra una rupe, verso quella parte dove scaturisce una larga vena di limpidissima acqua da una montagna, la quale, perché mormoreggiante si precipita da scoscese pietre in una profonda valle, si chiama volgarmente lo Scoppo dell'acqua...".

Questa cappelletta era da tempo crollata, "mentre si cavavano da questa rupe grosse pietre per fabbricare la città", e rimaneva in piedi solo l'altare con l'immagine della Madonna. Il Pasca si convinse che era quella l'immagine che avrebbe dovuto salvare. Perciò la prelevò, costruì nel suo podere una chiesetta di legno e ve la depose. Ma il giorno dopo si accorse con rammarico che il quadro era sparito. Di lì a poco , però, fatte le dovute ricerche, lo rinvenne nel podere di un certo Palombo, su quella collinetta dove poi sarebbe sorto l'Eremo di San Corrado.

Nella chiesa, dove si arriva oltrepassando la via Pietro Castelli a Gravitelli, la non rimane quasi nulla di quanto, fino ai primi del XIX secolo, ancora esisteva, come attentamente scrisse in un articolo Gaetano La Corte Cailler nella Gazzetta del 19 luglio 1905 anno XLIII, n.198. Nell'altare maggiore si trovava ancora l'antica icona di Santa Maria di Visitò che il Pasca aveva preso allo Scoppo.  

Il La Corte la descrisse con minuziosità e la ritenne opera della scuola messinese del Trecento. Secondo l'illustre studioso, l'icona era divisa in due ordini, con sei scompartimenti a fondo dorato, il tutto delle misure di m. 1,19 x 1,31.

Nel centro del pezzo inferiore era dipinta la Madonna sedente col Putto, con ai lati San Pietro e San Paolo; in basso erano due piccole figure in atto di preghiera, forse i committenti del quadro. Nella parte superiore in tre piccoli scompartimenti, si vedevano Cristo benedicente, al centro, Elia, a sinistra, e Mosè, a destra.

Sotto la figura di San Pietro si leggeva la seguente iscrizione : 1553, servur domini nostri Ihesu Christi Antonius Cotrunev, che voleva dire a parere del La Corte, che il dipinto era stato restaurato , nel 1553, dall'eremita Antonio Cotroneo; nel quale restauro l'icona sarebbe stata privata dei " preziosi intagli che ne decoravano al centro i sei scompartimenti".

Vi era anche, nell'altare di sinistra entrando, il quadro donato dai Marullo, si trattava ancora secondo il La Corte, d'una tavola di buona fattura anche se di autore ignoto. Di forma semicircolare misurava m. 2 x 1,50. San Corrado appariva vestito di rustica lana, moribondo, dal viso molto espressivo, nelle braccia di due angeli con accanto la croce. In basso a sinistra era lo stemma di casa Marullo, ed a destra si leggeva: S. Conradus Gonfalonerius Placentinus.

Dei due quadri oggi non rimane purtroppo nessuna traccia, forse è ancora conservata la lapide datata 1727,  che chiude l'ipogeo della chiesa. Vi si legge:

QUOS MUNDO MORTUOS SAXOSA EXCEPIT EREMUS
HOS VITA FUNTOS GELIDUM CONTEXIT SAXUM NUNC
BIS MORTUI BEATAM EXPECTANT SPEM VOS ITTIDEM
SOLI VIVITE DEO SI CUPITIS ESSE BEATI ET ORATE
PRO EIS IN MUNDO SPES NULLA BONI SPES NULLA
SALUTIS SALUS SERVIRE DEO SUNT CAETERA FRAUDES
1727.

L'eremo e l'annessa chiesetta, di proprietà della famiglia Morabito, sono stati restaurati, ed è stato fedelmente ricostruito il piano primo dell'eremo che era andato distrutto.

Oggi l'eremo è residenza privata della famiglia e la chiesa è aperta al pubblico in occasione di San Corrado e della Madonna di Fatima in quanto presente nell'altare maggiore un bassorilievo in gesso eseguito dal Maestro Bonfiglio nel 1942.

Giuseppe Lombardo 

San Corrado

da gli "Annali della Città di Messina" Capitale del Regno di Sicilia

di Cajo Domenico Gallo (1756)

Tomo Primo

In cui oltre l'introduzione, ed Apparato, ovi si da l'idea generale di

ciò che sia Messina, si descrive in sei libri cronologicamente la

Storia delle cose più memorabili dal giorno di sua fondazione

accaduta circa gli anni del Mondo 1856.,e 2196.prima

della venuta del Redentore sino al 1056. di nostra

salute in tutto di anni 3255

 

IN MESSINA 1756

Per Francesco Gaipa Regio Impressore

pagina 116 Tomo Primo

Su di un'erta collina, a vista e non molto distante dalla città vi è la chiesa, ed eremo di San Corrado.
Titolavasi prima la Madonna di Visitò, come riferisce il Padre Samperi. Venerabile si rese tal luogo per questa Santissima Immagine; e venne poscia abitato dal Venerabile Servo di Dio Fra Pietro Gazzetti, Eremita Naturale di Modena, ed abitante in Noto, che passò qui a far soggiorno nel 1661 assieme col suo compagno, anch'egli Venerabile, e Gran Servo di Dio Padre Diego Cannata di Taormina Sacerdote, ed  Eremita.

In tal contingenza il Gazzetti, coll'intercessione di S.Corrado, restituì miracolosamente la sanità a Don Cesare Marullo Marchese di Condausta, tocco da un fiero colpo di paralisia, per qual mezzo il medesimo dedicò in quella chiesa un Altare e Cappella a san Corrado Eremita, essendosi processionalmente portato il quadro du esso Santo dalla Casa  Professa dei Padri Gesuiti fino all'Eremo, con gran concorso di Popolo; e fin d'allora prese la Chiesa, ed Eremitorio il nome di San Corrado.

Indi questi due servi di Dio verso il fine di Giugno 1665 si portarono in Noto, dove il Gazzetti finì santamente i suoi giorni nel 1671 a ventiquattro Ottobre, ed il Cannata a 17 Luglio 1694.

Fu poscia abitato da cinque Eremiti sotto la Regola di San Pacomio, nel tempo, che l'altro gran Servo di Dio Fra Saverio Amato diramò il suo istituto dall'Eremo da lui fondato in Santa Maria di Trapani, come fra poco diremo; ma la peste del 1743 l'estinse ed ora di nuovo poco a poco si va ristabilendo con nuovi Religiosi, che hanno abbracciato questo istituto. 
  

 

si ringrazia per queste precise informazioni e fotografie Giuseppe Lombardo (Messina)

vedi il sito www.messinaierieoggi.it

 

 

 

per approfondire

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