Gli Eremiti di San
Corrado
Articolo nel
volume LIBERO PER SERVIRE di mons. Salvatore Guastella, pagg. 162-63
Per rivedere e sentire San Corrado è utile recarsi e
saper sostare in silenzioso raccoglimento dinanzi alla sua grotta.
Da Noto, dalla Sicilia o da lontano, chi si riconosce
nel segno locale dell’umile e operosa santità del Patrono della diocesi
netina, non manca ogni volta che può, di recarsi in Santuario per
alimentare sullo stile del Santo Eremita il proprio incontro con Dio e
per attingere incoraggiamento nell’impegno quotidiano.
Per secoli la comunità locale netina ha usufruito
della spiritualità semplice e austera degli eremiti di San Corrado.
Inizialmente essi abitavano in capanne o nelle grotte vicine al sacro
speco. L’eremo superiore (Gesù e Maria) venne infatti eretto nel 1663 e
poi riedificato nel 1695 (Gesù e Maria e San Corrado) con l’annessa
chiesa dell’Assunta, mentre l’attuale eremo inferiore o ritiro con
l’artistico santuario sono del periodo 1740-1759.
San
Guglielmo Buccheri,
che aveva ospitato alle celle del Crocifisso il pellegrino piacentino
Corrado appena arrivato a Noto, si ritirava spesso nella Valle dei
Pizzoni prima di trasferirsi definitivamente a S. Maria la Nova di
Scicli. Tutt’oggi davanti al santuario di San Corrado di Fuori si
intravede, in alto, detta appunto di S. Guglielmo. Presso lo speco di S.
Corrado visse di preghiera, lavoro e penitenza un mandriano negro, il
Beato Antonio Etiope (+1549),
già schiavo per 38 anni ad Avola e poi a Noto. La fama della sua vita
esemplare varcò presto l’Atlantico e nel Brasile (dove è venerato come
il Santo Antonio de Categerò)
per secoli i negri schiavizzati hanno riconosciuto nell’etiope un segno
di redenzione interiore e di fede da imitare.
Anche il
Ven. Pietro Gazzetti di Modena (+1671) venne a conoscenza dei
Pizzoni dall’amico fra Diego
Cannata di Taormina (+1694) che aveva incontrato in un
pellegrinaggio a Roma: ambedue giunsero a San Corrado di Fuori il 5
aprile 1653. Le loro ossa – assieme a quelle di un altro
perfettissimo solitario, fra
Corrado La Rosa di Noto
(+1733) – sono custodite in cassetta a tre scomparti al Crocifisso di
Noto.
A 20 anni indossò l’umile saio di eremita di San
Corrado il Ven. Girolamo Terzo
(+1758) il quale, scelto dal vescovo a superiore del romitorio della
Scala, divenne poi l’apostolo della Madonna Scala del Paradiso. Per suo
interessamento l’ispicese Ven.
Salvatore Statella (+1728) aveva frequentato l’ambiente ascetico di
S. Corrado di Fuori per maturare meglio il progetto della Riforma
carmelitana siracusana. Nella parete destra della grotta di S. Corrado
una lapide marmorea ricorda la vita penitente del servo di Dio fra
Giuseppe Lo Re Espinoza da
Alessandria (+1769).
La schiera di questi autentici uomini di Dio è
ininterrotta. Tra gli altri ricordiamo fra
Alfio da Melilli (+1703) che
ricostruì assieme a fra
Giambattista da Milano il Romitorio superiore; fra Luigi Belleri da
Pavia (+1778), fra Guglielmo
Sparato da Noto e fra Saverio
Errico da Noto, che zelarono l’erezione del santuario e dell’eremo
inferiore: fra Mansueto da
Palazzolo (+1785), poi carmelitano alla Scala e fedele collaboratore
del Ven. G. Terzo: fra Giuseppe
Burderi da Noto (+1847) “di santa vita e di grandissima virtù”; fra
Egidio da Caltanissetta poi
sacerdote e vicario curato a Portopalo, ove morì nel 1862; è sepolto
nella matrice di Pachino, e fra
Salvatore
Astuto da Mineo (+1937)
ultimo benemerito superiore degli eremiti prima della venuta degli
Orionini.
Dal 1939 infatti, con la venuta dei
Figli della Piccola Opera Divina
Provvidenza del Ven. Don Luigi Orione, lo sviluppo pastorale al
cenobio di S. Corrado di Fuori, già Parrocchia dal 1923, ha avuto un
indiscusso incremento, grazie anche alla presenza orante e
all’apostolato spicciolo degli eremiti orionini: frate
Antonio, frate Policarpo, frate
Giuseppe… e il caro frate Corrado, attuale instancabile custode del
santuario. Chi non ricorda l’ascetica figura del cieco frate
Ave Maria (1954-57) l’amabile
frate Bernardo (+1974) e
frate Ambrogio (+1978)?
“Ritornare periodicamente nella grotta dei Pizzoni
è voler attingere forza e coraggio a seguire meno male possibile le orme
di tanto illustre predecessore (San Corrado) a gloria di Dio e a
salvezza del nostro povero mondo così turbato e disorientato”, dice
padre Ugo Van Doorne
benedettino belga che vive l’esperienza eremitica da anni presso Testa
dell’Acqua.
“Se i nostri
progetti e le nostre opere valgono poco, se non riusciamo ad essere
animatori di concordia e di serenità nelle nostre famiglie, strumenti di
rinnovamento evangelico nelle nostre comunità ecclesiali, operatori di
giustizia, di amore e di pace, propugnatori dei perenni valori della
vita e della libertà nella società civile, è perché non siamo uomini di
fede come San Corrado” (dall’Omelia del Vescovo: Noto, 19 febbraio
1978).
Tratto dal bollettino di S. Corrado di Fuori “Gli
Orfanelli di S. Corrado” gennaio-febbraio 1979
Mons.
Salvatore Guastella
Eremiti Orionini, Noto
erano
i Figli della Piccola Opera Divina Provvidenza S. Luigi Orione
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