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DESCRIZIONE DEL
SANTUARIO
Dalla guida «IL SANTUARIO DI S.
CORRADO»
Edizione Santuario Parrocchia S. Corrado F. M.
Noto (Siracusa), 1998 – pagg. 15-23
(Le note al testo sono state omesse)
di
Salvatore Guastella
Una dolce certezza nel patrocinio di S. Corrado Confalonieri ci porta
in pellegrinaggio ideale alla Grotta dei Pizzoni, che ha conosciuto la
preghiera e le penitenze del santo Anacoreta.
Da allora la contrada netina
di
San Corrado di fuori,
luogo di villeggiatura e di sereno svago e riposo,
ove l'anima s'inebria di sole e di cielo,
è anche "giardino di preghiera"
poiché la giornata può iniziare con la prece nella chiesa dell'Assunta
all'eremo superiore e concludersi con un mini-pellegrinaggio
al silente
Santuario in valle.
Verso
il
Santuario
Subito dopo la ridente borgata di S. Corrado di fuori, a 6 km da Noto,
un ampio delta stradale segnala la discesa che porta all'esedra della
Valle
dei Miracoli,
slargo triplicato nel 1932: attorno, un'ampia
pineta che fa da scenario verde dove giunge la scalinata rocciosa che
raccorda lo
slargo stesso con la piazzetta della borgata; al margine sud la
sottostante
Fontana di San Corrado,
che dal 1902 offre, con fresco chiocchiolìo,
acqua salutare, che poi scorre silente tra mirti e oleandri lungo la
cava dei Pizzoni alla sinistra del Santuario.
Conduce al Santuario un ingresso d'intaglio lavorato con artistico
cancello (sec.
XVIII)
sovrastato da un cartiglio che avverte: "Non avvicinarti:
togliti prima i calzari perché
il luogo dove stai è terra santa e
porta del cielo" (cf. Esodo 3,5). E il pellegrino o visitatore, quasi
assorto in un'atmosfera mistica, si avvia nel viale fiancheggiato da due
aiuole di
rose e piante aromatiche; poi alcuni gradini e un altro cancello introducono
nel verde vialetto-atrio balaustrato dall'acciottolato policromo.
L'artistico Prospetto
Nell'artistico prospetto settecentesco del Santuario troneggia,
in alto,
la statua del S. Eremita
che, con il largo panneggio del saio, sembra
voler accogliere e proteggere i fedeli che qui vengono a pregarlo. A
sinistra
e a livello dell'eremo-ritiro, l'agile campanile:
la campana
è del
1757.
Ai due lati del portale d'ingresso,
due grandi lapidi-ricordo del pellegrinaggio:
1) dei partecipanti al
IV
Congresso regionale cattolico, tenuto
a Noto il 14-17 dicembre 1903, presenti Luigi Sturzo e Romolo
Murri; 2) dei vescovi di Sicilia in occasione della Conferenza
episcopale,
tenuta a Noto dal
27.2 al 1.3.1924.
Sul portale si poteva leggere la seguente iscrizione-ricordo, sormontata
dallo stemma di Noto: "Per munificenza di Ferdinando IV questo
Santuario oltremodo celebre, stanza di santità
per quasi 500 anni rimontando
al beatissimo Corrado, fu restituito con voto universale assieme
agli eremi
circonvicini in tutti i suoi diritti, giurisdizione ed accrescendone
autorità, il 10.2.1792". Ma la rivoluzione del 1860 la fece rimuovere;
attualmente si conserva nel museo-pinacoteca del Santuario.
Poco prima del Santuario, lungo la parete rocciosa
e in ripida salita
un sentiero
scalinato porta ad una grotta con cancello, dove S. Corrado
soleva ritirarsi a
riposare; a metà
della stessa salita, il sentiero volge a sinistra per raggiungere in
alto un'altra grotta più piccola, a circa 15
metri dal suolo, tradizionalmente detta di San Guglielmo.
Descrizione del Santuario
Distaccati, o pellegrino, per un momento dalle preoccupazioni terrene,
varca in raccolto silenzio la soglia del luogo sacro: disponiti alla
preghiera e ali' ascolto nella dolce penombra della Grotta di San
Corrado.
Il Santuario, ad unica navata, venne eretto nel
1751 (come si legge
nell'arco interno
d'ingresso) per la custodia della s. Grotta e fu consacrato
il 5 novembre 1759 da Mons. Giuseppe Antonio Requesens O.S .B.,
vescovo di Siracusa.
Il Senato Netino aveva contribuito alle spese di
erezione del Santuario e s'impegnò
a tenere accesa la lampada liturgica
a proprio carico. La
Via Crucis è del 15.10.1775.
Gli stucchi indorati della volta e delle pareti sono opera del pittore
netino Baldassare Basile (1890), opportunamente ritoccati da Matteo
Santocono (coadiuvato dal giovane Giuseppe Pirrone) nel 1922 e poi
nel 1954. Tutta la decorazione interna della chiesa stessa
è stata restaurata
a regola d'arte nel 1980-81, grazie alla generosità dei fedeli e alla
collaborazione tecnica volontaria di Gioacchino Santocono, Corrado
Civello e Leonardo Giliberto; il tetto è stato totalmente rinnovato
nelle travi portanti e impermeabilizzato sotto le tegole nello stesso
periodo.
A
Destra la Grotta
di S.
Corrado
Questa
famosa e venerata
Grotta,
"cuore" della nostra devozione a
San Corrado, ci
ricorda dal vivo la sua presenza e ci fa sentire in buona
compagnia nel cammino verso Cristo lungo le strade
della nostra vita.
Al visitatore attento
questo sacro speco ricorda il primato della preghiera
e del Vangelo, che offre la sintesi tra la lode di Dio e il servizio del
prossimo incominciando dagli ultimi.
La Grotta mostra sul duro sasso il segno delle ginocchia del santo
Eremita orante, così
come plasticamente vedi in quel bel San Corrado in
candido marmo, di grandezza naturale, inginocchiato (modellato da
Giuseppe Pirrone nel 1936): il Santo ha il capo eretto e gli occhi
estatici in Colui nel quale
è assorto. "Il popolo gli si affolla intorno, riconoscendo
nella scultura il Santo che ama, e si sente invitato a pregare. Fanno
baciare ai
bambini il bel volto e le splendide mani; gli adulti, specialmente
le donne, ne baciano reverentemente la spalla. Nel vuoto che è tra
le mani giunte
ed il petto gli sposi novelli depongono fiori e il velo,
quasi a promessa di fedeltà" (Americo Bianchi
orionino, 1974).
Nella s. Grotta l'altare in marmo bianco (m. 1,80 x 0,65) con la predella
(m. 1,80 x 1,50), opera del marmista netino Rosario Celeste,
è
stato consacrato dal vescovo di Noto, Mons.
Giuseppe Vizzini, il 28
luglio 1934,
inserendovi le reliquie dei santi Corrado e Guglielmo, e dei
santi martiri
Alessio e Temperanza.
Nella grande nicchia rocciosa di fondo, dietro l'altare, si possono
scorgere tracce di un antico affresco; tradizione e storia dicono che
rappresenta
la Madonna con Gesù
Bambino tra due Santi. Il dipinto ha certo subito ritocchi e restauri
lungo i secoli; esso comunque è databile
almeno alla prima metà del sec. XVI, cioè al tempo
del beato Antonio Etiope eremita, il quale "per soi devoti orationi
andava a la ecclesia di sancto Corrado che è una grocta, a la quali si
ci achana per circa dechi scaluni". L'attuale Santuario del 1751 per il
pavimento realizzato a livello della Grotta ha nascosto e coperto quei
dieci gradin
i.
A custodia della venerata Grotta l'eremita fra Carmelo Murana fece modellare
a Napoli nel 1846 l'artistico cancello, con l'obolo del principe
Nicolaci di
Villadorata.
Il 18 settembre 1984 un incendio, forse per un corto circuito, danneggiò
nella Grotta il San Corrado marmoreo del Pirrone e quello ligneo
settecentesco posto nella nicchia dinanzi la Grotta stessa: sono stati
ben restaurati nel 1986.
Pellegrinare alla Grotta di San Corrado
è il voto di ogni suo devoto, e la si
lascia con un senso misterioso di pace che invade l'anima e
con San Corrado nel
cuore!
L'altare Maggiore
L’altare centrale troneggia una grande tela del 1759 in ricca cornice
barocca, raffigurante la Beata Vergine Maria Mediatrice che al Bambino
Gesù
indica San Corrado orante, perché lo benedica; a loro fanno
corona dieci Angeli
in vari atteggiamenti estatici; il Santo Eremita sembra
invitare ad unirci alla sua preghiera filiale alla Madonna. Questo
suggestivo
quadro (m. 2,90 x 1,60) - donato al Santuario nel 1764 dalla
principessa di Butera
- è opera lodata della maturità artistica di Sebastiano Conca (Gaeta,
1680-1764), allievo del grande Solimena:
esempio significativo
di ricercata dolcezza del rococò settecentesco. Da notare nella
composizione pittorica: 1) lo studio dettagliato e scrupoloso
dell'aspetto della Vergine col Bambino, di S. Corrado e dell'Angelo in
alto a destra; 2) l'armonia delle parti, sempre suggestiva, nella
visione
d'insieme. Questa preziosa tela del Conca
è stata opportunamente restaurata
e rimessa in onore nell'agosto 1981 in occasione della venuta
dell'Arca d'argento
con il corpo del Santo nella sua Grotta al Santuario.
Sono dello stesso anno il Tabernacolo nuovo più
decoroso, le tre artistiche
poltrone e la predella. Mentre l'altare portatile "coram populo"
in legno scolpito è
del 1979.
Nel
presbiterio, in alto a sinistra, la finestra ha dal 1981 una elegante
vetrata a colori
raffigurante S. Corrado.
In alto a destra, un matronéo
balaustrato all'altezza del
Museo,
al
quale si accede dalla sacrestia e da gradini scavati nella roccia; il
cancello
d'ingresso è del 1925.
Sempre dalla sacrestia, uscendo, si scende al sottostante artistico
Presepe elettromeccanico,
che dal 1975 sostituisce quello antico
francescanamente semplice, che era posto sull'altare maggiore. Quest'altro,
moderno, copre ben 60 metri quadrati di impiantino per le varie
scene. Il gruppo principale delle statuette di
cartapesta, alte 50/60 cm.,
sono di scuola
napoletana. Al centro del paesaggio la "santa grotta" col
Bambinello Gesù,
la Madonna e S. Giuseppe; accanto il bue e l'asinello,
in alto uno stuolo di Angeli.
Il
Santuario custodisce in teca d'argento una reliquia di S. Corrado, dono
del Senato Netino (23.2.1753).
L'altare del Crocifisso con
S.
Leonzio Martire
L'altare al lato sinistro del Santuario - di fronte alla Grotta di San
Corrado -
è dedicato al Ss. Crocifisso, per l'artistico
Cristo in Croce
settecentesco, in legno e a grandezza naturale: opera del napoletano
Gaetano Franzese, con sottoquadro dell'Addolorata (sec. XVII). Subito
sotto: la statua reclinata di
San Leonzio Martire
che, in atto di dormire,
posa il capo su un origliere contenente le sue reliquie, dono del papa
Gregorio XVI.
Infatti il trentaseienne eremita fra Carmelo Murana, che nel 1844 era
andato a Napoli "per trattare affari dell'eremo netino", là
seppe dell'elezione
di Mons. Giuseppe Menditto da Capua a 1° vescovo di Noto e andò ad
ossequiarlo. Mons. Menditto, che doveva recarsi a Roma per ricevere il
28
luglio la consacrazione episcopale, volle che lo accompagnasse. Il buon
eremita ne profittò per chiedere al Papa un'insigne reliquia di santo
martire:
per l'interessamento del vescovo Menditto ottenne il 20 luglio il corpo
di
San Leonzio. Con sommo gaudio e devozione ne curò la traslazione al Santuario
di San Corrado di fuori, dove è esposto su quest'altare in artistica
urna di vetro. Ritornando poi a Napoli il 18 agosto 1845, fra Carmelo ne
profittò per ordinare l'incisione dell'immagine del Santo. La festa del
Santo
Martire si celebrava in Santuario l'ultima domenica di maggio.
Santuario-Parrocchia
Il 22
agosto 1923 il vescovo Mons. Giuseppe Vizzini,
"volendo dare un migliore e definitivo assetto pastorale alle pratiche
religiose in questo luogo che si era man mano popolato e trasformato in
borgata",
assùnse
l'iniziativa di erigere la Parrocchia nel Santuario,
promulgandone la bolla proprio mentre l'Arca argentea di S. Corrado
dimorava nella
sua Grotta.
Il
culto a S. Corrado Confalonieri in questa "terra santa" netina può
aiutare la
Chiesa locale evangelizzatrice delle tradizioni popolari ad incarnare
il Vangelo; può inoltre corroborare la fede e la religiosità di ogni
devoto che lo ha a celeste Patrono.
Ritornare periodicamente alla Grotta dei Pizzoni
è voler attingere
forza e coraggio per seguire le orme di San Corrado, a gloria di Dio e a
salvezza del nostro mondo così disorientato, ma capace di conversione
per la divina misericordia.
foto: il Presepe allestito al Santuario di S. Corrado F. M.
Pala altare maggiore
Statua realizzata dal
Statua lignea sopra alla
di S. Conca del 1764
Pirrone, artista netino
Grotta del Santo nella nicchia
l'apparato fotografico è di
Umberto Battini, foto estate
2009
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La 'Guida' al Santuario
la Fontana di S. Corrado
Il cancello
principale
il secondo
vialetto
la facciata
del Santuario
il
campanile del 'Ritiro' del 1751
veduta interno
generale
altare
Crocifisso e S. Leonzio
la Venerata
Grotta
particolare
degli stucchi
la Grotta di
San Corrado
il matroneo
veduta del
Museo
la scala
ricavata dalla roccia
la salita alle
grotte
la seconda
grotta alta
vetrata altare
maggiore
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