STORIA DEL CULTO AL
PATRONO
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CRONACA OSTENSIONE CORPO DI SAN CORRADO
AGOSTO 1990
Sulla pubblica ostensione delle spoglie mortali di San
Corrado, avvenuta nella Cattedrale di Noto nell’agosto del 1990,
rileggiamo la cronaca del nostro amico prof. Martino Del Greco,
tratta da “La
Gazzetta di Noto” n° 9 del 31 Agosto di
quell’anno, per gentile concessione dell’editore e direttore
prof. Biagio Iacono.
NETINO, CIOÈ DEVOTO DI S. CORRADO
“ E siamo così giunti a metà percorso del VII Anno
centenario della nascita di San Corrado (che ha avuto il suo
inizio il 19 febbraio scorso e che sarà chiuso il 19 febbraio
prossimo).
Ricco,
fino ad ora, di celebrazioni religiose e di manifestazioni
culturali, esso ha raggiunto il clou con il mese di agosto, in
cui c’è stato un susseguirsi di avvenimenti eccezionali. A
partire dalla fiumana di popolo (circa diecimila persone), che
dalle ore 3,00 alle ore 7,00 del mattino di domenica 5 agosto ha
accompagnato la traslazione dell’Urna di San Corrado dalla
Cattedrale fino all’Eremo di San Corrado fuori le mura!
Un
popolo composto non solo da soli cattolici, più o meno
praticanti, ma in buona parte anche da persone normalmente
indifferenti alla fede o, addirittura, atee. Curiosità?
Attaccamento alla tradizione? Sentimento religioso latente? Sta
di fatto che, chi c’era, c’era per San Corrado!
Quest’anno il Santo è simbolicamente ritornato nella sua Noto
(l’antica città sita sull’altopiano dell’Alveria) dopo aver
sostato a Testa dell’Acqua e a Rigolizia (giorno 12). Quando la
sera dello stesso giorno l’Urna ha varcato la porta d’ingresso a
Noto Antica, era come se la Città avesse ritrovato la sua vita
all’improvviso, dopo il plurisecolare sonno conseguente al
terremoto del 1693!
Due giorni dopo (il 14) l’Urna è rientrata in processione
dall’Eremo alla Cattedrale.
Ma l’avvenimento (anche dal punto di vista storico) di gran
lunga più importante di questo ultimo agosto è stato
l’ostensione pubblica delle spoglie mortali del Santo Patrono.
Ad esse per più di una settimana (da giovedì 16 a sabato 25)
migliaia di pellegrini e di visitatori di tutte le provenienze
hanno reso omaggio ininterrottamente, sotto la vigile ed
ammirevole sorveglianza dei Portatori, che a turno si sono
avvicendati giorno e notte a custodia dell’urna di vetro
contenente le sacre spoglie
allestita per l’occasione.
Qualcuno avrebbe preferito che non si desse luogo
all’ostensione, affinché non ne venisse sminuita quell’immagine
idealizzata, che ciascun devoto porta nel cuore. Rispettabile,
questo sentimento; tuttavia, occorre anche prendere coscienza di
due cose:
1) - il Santo è questo qui, un uomo mortale (come tutti gli
uomini), che ha vissuto la propria santità nella materialità
dell’esistenza, anche se con un destino trascendente, Il
Cristianesimo, lungi dal disprezzare il corpo – con tutto ciò
che vi è connesso in termini di bisogni e di attività - lo
rispetta e, anzi, lo
venera come tempio dello Spirito Santo, con tutte le conseguenze
che ciò comporta.
2) Non è il corpo che fa “vedere” la santità della
persona, ma è la santità della persona che fa “vedere” il corpo
in modo diverso, anche nella sua ultima fase di disgregazione e
decomposizione. E la santità della persona che “apre” anche al
corpo quella speranza di comunione eterna con Dio, da cui
neanche queste ossa e questa pelle saranno escluse, una volta
rigenerate nella risurrezione di Gesù Cristo. Inoltre, la
visione delle spoglie di San Corrado, se lo ha meno idealizzato,
lo ha reso però più concreto nella sua umanità
e più vicino a noi, accomunati nello stesso destino.
Degna chiusura delle celebrazioni di agosto è stata la
solenne Eucarestia pontificale, presieduta dal cardinale
Agostino Casaroli, piacentino come San Corrado e Segretario di
Stato Vaticano. Alla celebrazione erano presenti anche mons.
Poggi, Nunzio Apostolico in Italia (anch’egli piacentino) e
mons. Costanzo, arcivescovo di Siracusa, della cui diocesi San
Corrado fece parte quando ancora non era stata istituita quella
di Noto.
Alle celebrazioni della vigilia e della festa (nei giorni
25 e 26) ha preso parte anche un nutrito gruppo di Piacentini,
appositamente venuti a Noto per rendere omaggio al Santo loro
concittadino e per rinsaldare quei vincoli di fratellanza che,
da tempo, si sono instaurati fra Piacentini e Netini.”
Martino Del Greco
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