da Calendasco di Piacenza a Noto
 
 
  VILLA SUTTA PLACENTIA
 

                                   SAN CORRADO : l'eremo di Calendasco era qui !

     VILLA SUTTA PLACENTIA

La storiografia piacentina degli anni passati ha fatto sì che circolasse una erratissima informazione storica mal recepita anche a Noto per quel che riguarda la indicazione toponomastica e geografica relativa alla indicazione ‘sutta’ e ‘supra’.

Sarebbe bastato dare un occhio in più alle mappe del 1500 e 1600 conservate negli Archivi Statali e già pure ripetutamente pubblicate, relative a Piacenza ed al suo vasto territorio per accorgersi e quindi evitare, di avallare un grossolano errore.

Precisamente tutto nasce da questa frase del poema del Girolamo Pugliese che così pare indicare ove fosse l’eremo del ritiro di San Corrado: “... era stu locu appresso Gorgolaru, villa sutta Placentia nominata”.

Diciamo che ‘villa sutta Placentia nominata’ fà intendere in senso generale che si voglia dire ‘villa in giurisdizione di Piacenza’ od anche ‘villa in provincia di Piacenza’; col termine ‘villa’ si intende una frazione abitata, un piccolo paese.

Cominciamo col citare ciò che lo storico del francescanesimo Filippo Rotolo registra nell’importante volume “Vita Beati Corradi”: “Le uniche e scarse notizie sul Pugliese provengono dal Pirri e dal Mongitore. Da questi sappiamo che fu Sacerdote, che fu Vicario Foraneo... Il Pugliese nel suo racconto si basa eminentemente sulla Vita Beati Corradi, ma assieme a questa egli certamente si servì dell’opera del Venuto e del Rapi, e assieme a loro di qualche racconto conservato presso il popolo... Il Pugliese non porta grandi contributi alla Vita di S. Corrado. Pochissime sono le precisazioni proprie...”.

Oltre ad indicarci che il Pugliese si servì di altri studi esistenti, è chiarificato che egli non porta grandi contributi sulla Vita di S. Corrado e pure le precisazioni sono scarse.

Impostiamo ora il discorso col citare la mappa disegnata dall’ingegnere piacentino Paolo Bolzoni, pubblicata tra il 1587-1588 importantissima, sulla quale già esimi studi sono stati fatti proprio perchè è di una precisione estrema sia nel campo indicativo geografico-fisico che in quello della toponomastica.

Un qualunque storico piacentino che si rispetti avrebbe dovuto conoscerla e quindi si sarebbe evitato di divulgare a Noto un errore grossolano relativo alla indicazione geografica di luoghi piacentini andando a creare un equivoco che ha fino ad oggi trovato sostenitori più o meno consapevoli - (è talmente conosciuta che di questa eccellente mappa se ne sono occupati con pubblicazioni pregevoli ottimi Professori ed Università).

Si è voluto far credere che l’indicazione geografica “sutta” fosse indicativa del ‘sud’ e quindi quella opposta “supra” indicativa del ‘nord’; difatti a chi non conosce le mappe antiche e moderne dell’area piacentina, può apparire palese prendere per buone queste indicazioni.

Ma sono indicazioni sbagliate, errate senza ombra di dubbio: basta ‘leggere’ appunto le mappe del tardo ‘500 piacentino e meglio ancora, dare un’occhiata a quelle moderne per accorgerci del grossolano abbaglio.

Ebbene la storiografia recente ancora una volta sorpassa quella dei decenni scorsi, a monopolio unico, in effetti nelle mappe piacentine l’indicazione geografica di una frazione, di un paese, di un piccolo centro abitato è indicato chiaramente al rovescio di quello che si pensa: il sutta indica il nord mentre il supra indica il sud.

  

   FOTO: mappa XVI secolo, area piacentina, strada diretta al porto sul fiume Po di Calendasco, si vede il Romitorio col proprio campanile

Le cartine geografiche sono chiare al riguardo: nella mappa del 1587 del Bolzoni, ad esempio si può vedere la località Suprarivus Subtanus posta a nord mentre il Suprarivus Supranus è posto a sud. Sempre in quella ottima mappa i molini di Calendasco chiamati appunto molendini Suprani Calendaschi sono a sud del paese: come invece può far fuorviare il nome molini soprani (di sopra) pensandoli a nord.

Ma si badi bene che non è tipico solo dell’area padana piacentina - ieri come ancora oggi – indicare località, distinte in due agglomerati, con lo stesso nome ma però con la differenziazione sopra (sud) e sotto (nord), anche le vecchie carte geografiche ad esempio dell’area di Pavia ci indicano dei paesi e delle frazioni o delle aree rurali distinte dal sotto e dal sopra come nel piacentino.

Era usuale e ancora oggi lo è: ripeto basta vedere le mappe più precise, quelle militari ma non solo, comunemente in vendita ai nostri giorni, per accorgerci che l’area padana indistintamente usava distinguere il nord con la dizione sutta – sotto ed il sud con supra – sopra e nelle edizioni moderne delle mappe vige ancora questa regola.

Guardando una mappa dei nostri giorni possiamo notare piccoli paesi o frazioni che nella toponomastica riportano la dizione ‘sotto’ e ‘sopra’ così come abbiamo imparato: ad esempio non molto lontano da Calendasco c’è il Castellazzo di sotto a nord ed il Castellazzo di sopra a sud. Possiamo notare i paesi di Campremoldo di sotto a nord e Campremoldo di sopra a sud, e questi due distinti paesi hanno ognuno la propria chiesa parrocchiale. Altre ancora sono le frazioni così identificabili nella toponomastica piacentina, indice questo che la questione del ‘Villa sutta Placentia’ che il netino Pugliese segnalava nel suo poema nel tardo 1500 è risolta: il sutta va letto quale nord ed il supra invece quale sud . Il romitorio di Calendasco è sorto sulla Via Francigena in epoca longobarda quale xenodochio per pellegrini diretti al porto sul fiume Po e in seguito è divenuto hospitale dei penitenti verso il 1200 ed è geograficamente posto a circa sette chilometri a nord della città, posizionato quindi secondo l’uso topografico e geografico ‘sutta (nord)’ di Piacenza.

In un importante lavoro sulla cartografia possiamo leggere: “La rappresentazione cartografica a partire dal Cinquecento, era andata acquistando una crescente rilevanza, in quanto strumento stesso di potere... I rilevatori cartografici erano dunque impegnati in un compito che li proiettava sul territorio”. E’ significativo che le mappe del ducato farnesiano e borbonico di Parma e Piacenza siano fondamentali per vari aspetti e minuziosamente precise: “Si tratta di documenti molto ben costruiti, numerosi e diversificati, che contribuiscono ad offrire una concreta testimonianza dell’importanza dei corsi d’acqua nell’economia del tempo...Tuttavia proprio l’accuratezza geometrica del disegno, il dettaglio di non secondari particolari, l’attenzione per la geomorfologia dei luoghi, illustrati nelle mappe d’Archivio... offrono una ulteriore prospettiva di riflessione circa l’idoneità del documento cartografico, in diverse sue forme e fonti, a supportare un intervento attento e consapevole di pianificazione territoriale”.

Proprio il dettaglio di non secondari particolari ha portato alla individuazione scientifica dell’hospitale di Calendasco in una mappa del tardo ‘500 oltre che in numerosi atti notarili.



Capitolo tratto dal libro a cura di U. Battini San Corrado Confalonieri i documenti inediti piacentini ediz. Compagnia di Sigerico in Calendasco, Calendasco (Piacenza) 2006

             san Corrado, particolare del quadro dipinto dal Malfa, custodito dalla Società dei
                                              Portatori dell'Arca di Noto

    

   
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