IN CATTEDRALE A PIACENZA          

 

  IL  RESTAURO  DEGLI  AFFRESCHI  DEL  1613 

        

 
 
 

UN RECUPERO STORICO-ARTISTICO D'ECCELLENZA
Con una affascinante novità nella lettura di uno dei quattro affreschi

di TIZIANO FERMI

La cappella e l’altare di San Corrado Confalonieri erano posti nella quarta campata della navata minore di sinistra nella Cattedrale di Piacenza. Mentre l’altare, eretto dalla famiglia Confalonieri nel 1612, fu completamente smantellato durante i restauri della fine del XIX secolo, la pala d’altare dipinta dal Lanfranco era già stata prelevata e portata in Francia dalle truppe napoleoniche nel 1803 (una copia antica si trova attualmente nella sacrestia superiore della Cattedrale di Piacenza).

A seguito delle campagne di restauro ottocentesche la volta di San Corrado, dedicata al santo eremita, rimase come l’unica affrescata delle navate laterali nella Cattedrale piacentina.

Della decorazione scultorea della stessa cappella rimangono invece le sole parti in stucco che dividono con i costoloni la volta in quattro spicchi, ove sono appunto raffigurate quattro scene della vita del Santo.

                            

Nell’estate del 2009 questa volta quadripartita e affrescata è stata oggetto di un significativo restauro conservativo che ha permesso oltre di consolidare le pitture e ripulire lo stesso strato pittorico, di riscoprire elementi sino ad ora poco conosciuti. Fra questi si è evidenziata nell’angolo a destra la firma dello stesso autore Giovanni Battista Galeani (JO BABT. GALEANI LAUDENSIS FACIEBAT 1613), pittore lodigiano che ha compiuto quest’opera.

                               

Gli affreschi descrivono alcune scene della vita del Santo: le scene raffigurate dal pittore lodigiano sono risultate ad un’attenta osservazione differenti da quelle descritte nei testi precedentemente dedicati al Duomo di Piacenza.

Nella prima scena, all’interno della grotta dove il santo visse da eremita, vediamo San Corrado distribuire il pane ai poveri e sulla sinistra gli angeli nell’atto di preparare e recare in ceste di vimini questo stesso pane.

                                

                                 Il Santo del pane angelico sfama la popolazione

Il santo viene ritratto dal Galeani con la sua tradizionale iconografia: un lungo saio, una ampia barba e scalzo.

Il miracolo del pane angelico è posto nella parte alta della scena successiva che veniva solitamente definita “visita del vescovo di Noto all’eremita”; in realtà si tratta della morte del Santo che inginocchiato e in contemplazione estatica abbandona la vita terrena, mentre è assistito dal confessore. Consequenzialmente, l’episodio successivo riguarda ciò che Corrado stesso predisse, ovvero come alla sua morte il suo corpo sarebbe stato conteso dai cittadini di Noto e quelli di Avola.

         il trapasso al Cielo del Santo

Dal succedersi degli episodi risulta quindi ancora più chiaro che nella scena precedente ci si trova di fronte alla morte del Santo e non alla visita del vescovo; peraltro si può vedere molto bene che il confessore di San Corrado è rivestito degli abiti presbiterali (fra cui l’abito talare e il tricorno nero) e non episcopali.

                                  

                                S. Corrado muore in ginocchio nella grotta mentre era in orazione 

 

                                 

                              la disputa fra netini ed avolesi per impossessarsi del corpo del Santo 

 

L’ultimo dei quattro episodi affrescati nella volta della Cattedrale riguarda i cittadini di Noto portare processionalmente il corpo del Santo all’interno di un’urna (non dissimile da quella conservata nella Cattedrale di Noto) e alcuni malati ai lati chiedere la guarigione per l’intercessione di San Corrado.

                                

                                 Noto la solennissima processione al Patrono

In questa bellissima scena processionale è evidente quanto l’episodio sia in realtà descritto dal pittore in un contesto secentesco, come mostra la foggia degli abiti, fra cui spiccano i fastosi collari, i calzari degli uomini e gli abiti liturgici piuttosto sontuosi degli ecclesiastici.

Durante l’intervento di restauro si sono rimesse in luce le vivaci cromie originarie e si è potuto osservare come il pigmento che costituiva la base del blu è risultato particolarmente debole tanto che ove si trovavano le parti dipinte dagli azzurri ora risultano ampie zone bianche a causa della caduta del colore nel corso dei decenni.

Le ampie zone dove si erano verificati altri distacchi di intonaco e pellicola pittorica sono state consolidate e ne è stata bloccata la caduta; sono poi state verificate la struttura della volta e le diverse crepe che si evidenziavano in superficie sono ora state completamente ricucite.

Il restauro che si inserisce in una serie di importanti recuperi avvenuti negli ultimi anni all’interno della Cattedrale di Piacenza è stato finanziato dal Ministero dei Beni culturali con la collaborazione della Banca di Piacenza e il patrocinio dell’Associazione Domus Justinae è stato eseguito da Stefania Prosa e Paola Zucchi sotto la direzione del dott. Davide Gasparotto, funzionario della Soprintendenza ai beni storico-artistici di Parma.      

Tiziano Fermi

Presidente Associazione Domus Justinae-Cattedrale di Piacenza

           

  
    grafica Umberto Battini


                           
                 particolare: la disputa                                          particolare: figure umane              

                                      

                                      
 
                               

                               


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                            tutte le fotografie sono state fatte da Erika Battini nel giugno 2011 - Piacenza



                      
 
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