UN RECUPERO
STORICO-ARTISTICO D'ECCELLENZA
Con una affascinante
novità nella lettura di uno dei quattro affreschi
di TIZIANO
FERMI
La cappella e l’altare di San Corrado
Confalonieri erano posti nella quarta campata della navata
minore di sinistra nella Cattedrale di Piacenza. Mentre
l’altare, eretto dalla famiglia Confalonieri nel 1612, fu
completamente smantellato durante i restauri della fine del
XIX secolo, la pala d’altare dipinta dal Lanfranco era già
stata prelevata e portata in Francia dalle truppe
napoleoniche nel 1803 (una copia antica si trova attualmente
nella sacrestia superiore della Cattedrale di Piacenza).
A seguito delle campagne di restauro
ottocentesche la volta di San Corrado, dedicata al santo
eremita, rimase come l’unica affrescata delle navate
laterali nella Cattedrale piacentina.
Della decorazione scultorea della stessa
cappella rimangono invece le sole parti in stucco che
dividono con i costoloni la volta in quattro spicchi, ove
sono appunto raffigurate quattro scene della vita del Santo.
Nell’estate del 2009 questa volta
quadripartita e affrescata è stata oggetto di un
significativo restauro conservativo che ha permesso oltre di
consolidare le pitture e ripulire lo stesso strato
pittorico, di riscoprire elementi sino ad ora poco
conosciuti. Fra questi si è evidenziata nell’angolo a destra
la firma dello stesso autore Giovanni Battista Galeani (JO
BABT. GALEANI LAUDENSIS FACIEBAT 1613), pittore lodigiano
che ha compiuto quest’opera.
Gli affreschi descrivono alcune scene
della vita del Santo: le scene raffigurate dal pittore
lodigiano sono risultate ad un’attenta osservazione
differenti da quelle descritte nei testi precedentemente
dedicati al Duomo di Piacenza.
Nella prima scena, all’interno della
grotta dove il santo visse da eremita, vediamo San Corrado
distribuire il pane ai poveri e sulla sinistra gli angeli
nell’atto di preparare e recare in ceste di vimini questo
stesso pane.
Il Santo del pane angelico
sfama la popolazione
Il santo viene ritratto dal Galeani con
la sua tradizionale iconografia: un lungo saio, una ampia
barba e scalzo.
Il miracolo del pane angelico è posto
nella parte alta della scena successiva che veniva
solitamente definita “visita del vescovo di Noto
all’eremita”; in realtà si tratta della morte del Santo che
inginocchiato e in contemplazione estatica abbandona la vita
terrena, mentre è assistito dal confessore.
Consequenzialmente, l’episodio successivo riguarda ciò che
Corrado stesso predisse, ovvero come alla sua morte il suo
corpo sarebbe stato conteso dai cittadini di Noto e quelli
di Avola.
il trapasso al Cielo del Santo
Dal succedersi degli episodi risulta
quindi ancora più chiaro che nella scena precedente ci si
trova di fronte alla morte del Santo e non alla visita del
vescovo; peraltro si può vedere molto bene che il confessore
di San Corrado è rivestito degli abiti presbiterali (fra cui
l’abito talare e il tricorno nero) e non episcopali.
S. Corrado muore in ginocchio
nella grotta mentre era in orazione
la disputa fra netini ed
avolesi per impossessarsi del corpo del Santo
L’ultimo dei quattro episodi affrescati
nella volta della Cattedrale riguarda i cittadini di Noto
portare processionalmente il corpo del Santo all’interno di
un’urna (non dissimile da quella conservata nella Cattedrale
di Noto) e alcuni malati ai lati chiedere la guarigione per
l’intercessione di San Corrado.
Noto la solennissima
processione al Patrono
In questa bellissima scena processionale
è evidente quanto l’episodio sia in realtà descritto dal
pittore in un contesto secentesco, come mostra la foggia
degli abiti, fra cui spiccano i fastosi collari, i calzari
degli uomini e gli abiti liturgici piuttosto sontuosi degli
ecclesiastici.
Durante l’intervento di restauro si sono
rimesse in luce le vivaci cromie originarie e si è potuto
osservare come il pigmento che costituiva la base del blu è
risultato particolarmente debole tanto che ove si trovavano
le parti dipinte dagli azzurri ora risultano ampie zone
bianche a causa della caduta del colore nel corso dei
decenni.
Le ampie zone dove
si erano verificati altri distacchi di intonaco e pellicola
pittorica sono state consolidate e ne è stata bloccata la
caduta; sono poi state verificate la struttura della volta e
le diverse crepe che si evidenziavano in superficie sono ora
state completamente ricucite.
Il restauro che si
inserisce in una serie di importanti recuperi avvenuti negli
ultimi anni all’interno della Cattedrale di Piacenza è stato
finanziato dal Ministero dei Beni culturali con la
collaborazione della Banca di Piacenza e il patrocinio
dell’Associazione Domus Justinae è stato eseguito da
Stefania Prosa e Paola Zucchi sotto la direzione del dott.
Davide Gasparotto, funzionario della Soprintendenza ai beni
storico-artistici di Parma.
Tiziano
Fermi
Presidente
Associazione Domus
Justinae-Cattedrale di Piacenza
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