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LA TRADIZIONE
nel borgo
La
Tradizione
che vede legare il Santo Corrado de Confalonieri al territorio di
Calendasco ed alla egemonia che la famiglia da cui egli trasse
discendenza esercitò per decenni, è ricco di testimonianze
storiche anche perché su questo lembo di territorio a nord-ovest
di Piacenza è posta la mansione
romana di Ad Padum,
antico luogo di passaggio presso il fiume Po.
Ancora ritroviamo poco discosto dal borgo, l’antico passaggio e
porto che fu dei Longobardi, riconosciuto con il decreto di
Liutprando del 715, il “porto
qui dicitur Lambro et Placentia”
e confermato da Carlo Magno nel 787. Altre carte del 769, 892, ci
mostrano una vitalità di queste terre che oltre ad essere già
bonificate con “vineis, campis, pratis, silvis”
possiedono esaminando diplomi del IX e del X secolo, anche “molendinis,
fluminibus, piscationibus, ripis” eccetera. Sono cioè tutti
quei caratteri che fanno di un territorio la sua ricchezza e
denotano popolamento, gestione , scambio, commercio ed una vita
legata alla terra ed al fiume ivi appresso non di second’importanza
rispetto al mondo sociale dell’epoca. Proveniente da Pavia,
giunge al porto presso Soprarivo di Calendasco, una importante via
di comunicazione, la via Romea o
Francigena quella stessa indicata nel X secolo da Sigerico.
Questa importante Via compare in un atto notarile del 4
aprile 1057, una pergamena conservata presso l’Archivio
di Stato di Parma, ove è scritto che “in
loco et fondo Calendasco” i
beni terrieri sono posti “desuper
strata romea”,
su questo fondo con “terris
arabilis, atque gerbidi et buscaleis cum illorum areis”
vi sono posti anche dei “sedimen”,
cioè appezzamenti sui quali è possibile costruire, i nostri
moderni “lotti edificabili”, mostrando quindi una tendenza
alla espansione del borgo e dei suoi dintorni,Ancora ritroviamo la
“strata romea” posta nel borgo di Calendasco in
pergamene dell’ 8 novembre 1140 e 6 novembre 1187.
Sullo stesso territorio che vedrà sviluppare le vicende religiose
del Santo Corrado, ritroviamo anche la antica abbazia di Cotrebbia
sede delle diete del Barbarossa e che diplomi di Berengario, di
Ugo e Lotario tenevano sotto la loro protezione. Un diploma preso
solo ad esmpio così ci dice “loco qui caput trebiae vocatur”
e che “quemadmodum Karlomannus serenissimus rex antiquitus
eandem cellulam cum universis suis”,proseguendo nello
specificare i privilegi antichi concessi e ribaditi e che Carlo
Magno già aveva posto sotto la sua protezione.
Queste terre al nord-ovest di Piacenza, vedono quindi nel tempo
sviluppare, con base documentaria, una traditio di Corrado
che va dicendo che egli, dopo aver causato l’incendio del bosco
e dopo tutto ciò che ne seguì, ebbe a ritirarsi a vita
religiosa, scegliendo un luogo appresso a Piacenza ove erano certi
fraticelli della penitenza che vivevano secondo i principi
evangelici di povertà e che sull’onda ormai avviata dal Santo
Francesco, conducevan vita umile al servizio del prossimo entro le
mura del loro piccolo eremo-convento.
Questa tradizione la vediamo essere rispettata e veritiera
inquanto in quel di Calendasco,
ove è detto il santo vestisse l’abito francescano, ritroviamo
un edificio antico, architettonicamente riconducibile ad un
convento-eremo con tutte le proprie caratteristiche. Ed entrando
sotto al porticato d’ingresso sono visibili le tante piccole
porte che conducevano agli altri edifici del convento legati a
questo centrale.
La traditio del convento la vediamo ancora emergere
da una mappa del 1650 ca. conservata all’Archivio di Stato di
Parma, che mostra il borgo di Calendasco con la ancora attuale
conformazione e cioé:il
castello, la chiesa, di modeste dimensioni e un poco discosto un
grande edificio con torre e proprio campanile: l'eremo-hospitale
per pellegrini dei Penitenti francescani Terziari.
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