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Venerata
Reliquia di S. Corrado
conservata nella chiesa di Calendasco
Grazie
alla amicizia solida nel Patrono pubblichiamo sull'Araldo
la lettera che da Calendasco fu inviata a Noto nel 1961.
Per questo recupero devozionale grazie di cuore
a mons. Salvatore Guastella.
La lettera dell'arciprete fu pubblicata a Noto
eccone il testo completo:
Una reliquia di S. Corrado
a Calendasco di Piacenza
Noto, dal quindicinale “La Vita diocesana”,
febbraio 1961, p.3.
Da Calendasco è pervenuta al
Parroco della nostra Cattedrale la lettera che gli
pubblichiamo ad edificazione dei fedeli devoti di S. Corrado.
Si tratta della cronaca della traslazione di una Reliquia di
S. Corrado da Piacenza a Calendasco, una cittadina
dell’Emilia, cui sono legati tanti ricordi della vita del
nostro Santo (nascita, incendio, primo eremitaggio, etc.).
La reliquia è parte di quella a suo tempo donata dai notinesi
alla cattedrale di Piacenza.
«Rev.mo Monsignore,
la devozione al Santo
Confalonieri qui è antichissima, come documentato dalla
recente Vita del Santo di Padre Parisi, ma purtroppo non si
aveva in parrocchia una reliquia tale da svilupparla
maggiormente. Ci siamo allora rivolti al Capitolo della
Cattedrale di Piacenza, il quale possiede da tempo, dono del
popolo di Noto, il braccio sinistro del Santo Piacentino…
Il ven. Capitolo della
nostra Cattedrale accolse la supplica del nostro popolo e ci
concesse il pollice della mano sinistra, reliquia veramente
preziosa, che noi ponemmo in uno splendido reliquiario del
‘500, che la Provvidenza, per intercessione del nostro caro
Santo, ci ha concesso di ritrovare.
Così abbiamo potuto avere
la consolazione di avere una reliquia degna di somma
venerazione e che - lo confido fermamente - aumenterà la
devozione del nostro popolo verso il glorioso San Corrado e
renderà sempre più potente la protezione sua verso questa
parrocchia a lui tanto devota.
Il nostro settimanale
“Il nuovo Giornale” a pag. 15 descrive, anche se un po’
troppo succintamente il solenne trasporto della santa Reliquia
dalla città al nostro paese…
A questo si deve
aggiungere che la popolazione era stata preparata
all’avvenimento con un triduo di predicazione, che al
mattino è stata grande l’affluenza dei fedeli, uomini e
giovani compresi, ai santi sacramenti.
La venerazione verso il
Santo Confalonieri anche qui da noi non solo non è venuta
meno, ma accenna ad aumentare sempre più ed a portare
maggiori frutti di bene tra la nostra popolazione.
La prego, rev,mo
Monsignore, a rendere noto tutto questo al Rev.mo Pastore di
Noto, tanto devoto a San Corrado, assieme all’espressione
della nostra venerazione e stima.
Voglia accogliere pure i
nostri ossequi migliori assieme al desiderio, (non pura
ipotesi… ma progetto anche se ancora un po’ vago), di
poter venire a Noto a venerare i gloriosi resti del Santo
Piacentino e ad ossequiare il degno Pastore di questa Città
assieme al Parroco della Cattedrale.
Dev.mo
Don Federico Peratici
Arciprete di Calendasco
La
venerazione verso il Santo Confalonieri anche qui da noi
non solo non è venuta meno, ma accenna ad aumentare
sempre più ed a portare maggiori frutti di bene tra la
nostra popolazione. Estratto dalla lettera dell'arciprete
di Calendasco don Federico Peratici inviata a Noto nel
febbraio 1961
RITROVATO
anche questo INEDITO
ECCEZIONALE
oltre al Legato
L’Informazione
dei Giurati di Piacenza del 1611 inviata ai Giurati di
Noto: è la prova storica che le ricerche negli Archivi
piacentini furono fatte!
Era contenuta in allegato
alla lettera del 1611 di risposta alle richieste di Noto: fino
ad oggi mai citata espressamente, anche negli studi di 20 anni
fa non se ne fa alcuna menzione nel Convegno del 1990.
Probabilmente siccome erano
queste Lettere tra Noto e Piacenza pubblicate anche dal Campi
nel libro del 1614 si dava per scontato il contenuto di esse e
si prendeva per buona solo la notizia che negli Archivi
piacentini non ci fosse nulla ed anzi che neanche si fosse
cercato: questa Informazione è una clamorosa smentita ed al
contrario riferisce una notizia da non sottovalutare circa la
presunta moglie di S. Corrado.
Vengono quindi ad essere
rivalutate le testimonianze storiche del Pugliese e di altri
storici prima di lui che scrissero del Confalonieri e della
moglie perchè già in antiquo avevano ottenuto informazioni da
qualcuno inviato a cercare notizie, che ancora erano reperibili
nel
1611 a
Piacenza!
Queste
informazioni inviate da Piacenza sono essenziali per fornirci
dati che vanno ad insinuarsi in maniera logica e inaspettata
negli studi odierni corradiani, addirittura non se ne fa
menzione in nessuna relazione tenuta nell’ottimo Convegno di
Studi su San Corrado svolto a Noto nel 1990, meritano quindi
d’essere riportate per intero perché aprono sicuramente nuovo
spazio agli attuali studi, essa è contenuta in un foglio
inserito assieme alla stessa missiva diretta a Noto.
Probabilmente per svista degli storici piacentini di questi
decenni non fu mai presa in considerazione, forse ritenendola
parte del prolisso testo in calligrafica latina, mentre l’Informazione
è nell’italiano dell’epoca.
Leggete attentamente ciò che riporta il foglio della Lettera
del 1611:
Informazione circa l’Illustre Famiglia
Confaloniera, et della moglie di S. Corrado Confalloniere,
cittadino piacentino, mandata alli Illustrissimi Signori Giurati
della Città di Noto.
La Famiglia Confalloniera Nobilissima et
illustre in Piacenza, fu una delle Casate per quanto ci avisano
l’antichità nostre, che al tempo di Carlo Magno, per zelo e il
favore della Chiesa, si ribellarono contro Desiderio re dei
Longobardi e perciò da esso imperatore vennero maggiormente
nobilitati et esaltati a diversi honori quelli di cotal
Famiglia.
Hanno essi, per privilegio antichissimo che pure hoggi ritengono
la preminenza et honore d’accompagnare il nuovo Vescovo quando
entra Pontificalmente la prima volta a pigliare il possesso del
Vescovado, conciò sia che all’hora uno di questi Signori cioè il
più vecchio della stirpe Confalloniera, con la mano destra
tenendo le redini della Chinea, sopra cui siede il Vescovo
coperta d’una Valdrappa bianca conduce e serve quello, sino alla
porta del Duomo, dove appena il Vescovo ha levato i piedi dalla
stafffa ch’egli monta a cavallo e quasi in premio dell’ossequio
e della honoranza antichissima chè stata concessa alla Famiglia,
se ne cavalca gran pezzo per la città con molta festa e gioia,
poi fa d’essa Chinea, o destriero, un libero e graziosissimo
dono al medesimo Vescovo e questo istesso privilegio hanno etiam
Deo in simile occasione e cerimonia nella città di Pavia, di
Milano, di Lodi ed altrove quelli della stessa Casata de
Confalonieri si come li avogari in Trevigi ed altri Nobili in
altre città.
Ritroviamo noi appresso, che in Piacenza in un
Monastero di monache, intitolato a S. Siro ma sotto la Regola di
S. Benedetto, visse già e fiorì di molta santità, una Adelasia
Confalloniera, la quale fu monaca quivi circa 50 anni et
Abbadessa intorno a 33 ed essendo passata al Signore l’anno 1266
al 30 di marzo, apparve a più persone, miracolata e beata.
Hora di questa diciamo che agevolmente
potrebbe esser stata zia paterna di detto Corrado, il quale in
età almeno di 30 anni, hebbe a partire da Piacenza il 1310, e
chi sa che, ricordevole per aventura della santità della Beata
zia, non prendesse egli esempio da lei di abbandonar il mondo e
dedicar se stesso e la moglie al Divino Servizio?
Il Monastero di S. Chiara, dove vuol l’autor
del poema che si richiudesse la moglie del Santo, detta per nome
Eufrosina, et si facesse in monaca, et suora di quell’Ordine per
molta diligenza usata da persone autorevoli, altro non si è
trovato che la notitia d’una suor Gioanina Confalloniera, che
specialmente viveva nel 1340 et anco nel 1356.
Detta qual suora si dice che, rispetto al tempo, non ci sarebbe
difficoltà che non potesse essere la moglie di Santo Corrado.
Imperochè si narra nella historia del santo, scritta da Girolamo
Pugliesi, che era ancor viva la moglie in Piacenza, quando morì
il benedetto Corrado in Sicilia, l’anno 1351, e che perciò, all’hora,
da cotesta città di Noto, s’inviò la nuova a Piacenza, ad essa
moglie, del glorioso fine e transito del marito, e che da lei, e
da altri, si seppe poi il cognome dell’Illustre Famiglia del
Santo, stato da lui per humiltà nascosto, ed occultata sempre ma
in contrario si ha il cognome di Giovanina che mai non leggiamo
posto in veruna dell’historie della Vita del santo, e pure se
ella havesse cangiato il nome di Eufrosina nel dedicarsi alla
Relligione il Beato Corrado non havrebbe ciò taciuto si come non
tacque, tant’altre cose di quello et in ogni caso vi è insieme
in caso contrario il cognome della Famiglia Confalloniera, che
essendo progenitore della progenie del marito (sic) senza manco
pensar che Suor Gioanina un’altra fosse e non Eufrosina predicta.
Archivio di Stato di Piacenza – Fondo CULTO, faldone n. 1
– Carteggio relativo a S. Corrado
Potete reperirne testo e commento con note nel volume:
San Corrado Confalonieri – I Documenti Inediti Piacentini
L’uomo, il pellegrino,
l’eremita, la nascita la conversione,
I luoghi della storia di un
grande francescano
Edito a Calendasco (Piacenza) nel 2006, di Autori Vari, a cura
di U. Battini
Umberto
Battini
Agiografo di San Corrado
castello di Calendasco
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