La
Fera ad San Curad
La Fiera di San Corrado
Testo preparato da Fulvio A. Malvicini
E’ eccellente e nobile fare la memoria
delle nostre radici, soprattutto quando con esse hai un fondamento
germinale, quando puoi vantare i natali di un luogo che ha avuto
una eccellenza nel suo curriculum storico.
Nel caso specifico Calendasco, borgo ridente
sul Po, d’antica fondazione come studi pubblicati da ricercatori
locali hanno mostrato, addirittura con insediamenti romani e
longobardi testimoniati da reperti archeologici e pergamene del
secolo ottavo, vanta i natali fisici e spirituali del grande Santo
eremita-pellegrino Corrado dei Confalonieri.
Gli studi recentissimi pubblicati a Piacenza
dal Battini sono esaustivi e lì proposti in bella stampa perchè
tutti ne possano trovare beneficio: sicuramente orgoglio della
propria piacentinità comune al Santo!
Parlando con gli abitanti del borgo di
Calendasco, e per intenderci dai 50 anni in sù, si può fare una
scoperta molto lodevole: nella memoria è vivissima, espressa nel
tono dialettale piacentino, quando si teneva “la fera ad San
Curad, che al vegna zù cul bartei raas!”, tradotto: “la
fiera di San Corrado, che viene giù con il cappello raso”
– di neve si intendeva perchè la Sagra era ed è il 19 febbraio
di ogni anno, e nei tempi andati le nevicate a quella stagione
erano ancora abbondanti!
Mi è stato detto che la Sagra del Patrono
negli anni del 1950-’60 e fin circa a tutto il 1970, era molto
nobilitata: dal punto di vista religioso, una numerosa Corale
parrocchiale, un suntuoso Pontificale officiato da più sacerdoti,
addobbi e fiori rendevano onore alla figura spirituale del Santo,
onorato nell’altare a lui dedicato con la suntuosa tela
seicentesca, e l’esposizione per la pubblica venerazione della
Insigne Reliquia corradiana.
Dal lato civile, la piazza antistante la
chiesa si riempiva di ambulanti che vendevano diversi prodotti,
principalmente leccornie dolci, ma non mancavano banchi di merce
varia, in un mondo semplice e tranquillo quale in Calendasco, ove
il ritmo sommesso e tranquillo del Po influenza forse anche gli
animi degli abitanti. E poi qualche giostrina per i piccoli, e la
banda che sfilava per il paese e finiva con un roboante concerto
proprio davanti alla chiesa. E la gente che accorreva era tanta,
tutto il paese praticamente. E paesani dei luoghi vicini, dalle
frazioni comunali, ma non solo.
A Calendasco quel giorno le attività si
fermavano, chiuse erano le botteghe, la latteria, il fabbro non
accendeva la fucina e la gente se ne restava a casa tranquilla
come in un qualsiasi giorno festivo, anzi di più perchè si
sfoggiava l’abito della festa migliore.
Le massaie preparavano anolini di carne ed
arrosti al modo piacentino, salumi e vino erano anch’essi
d’obbligo.
Questo ricordano i “ragnaroli” cioè i
calendaschesi, ed è una memoria molto viva e colorata che ce ne
sarebbe ancora molto da ricordare, e lo faremo certamente! Oggi la Festa del Patrono ha ripreso colore:
una semplice e decorosa processione con l’Insigne Reliquia,
l’offerta del cero votivo al Santo da parte del Sindaco, la
benedizione dei ‘pani di San Corrado’, la Supplica al Santo.
La Benedizione dei bambini fatta appositamente con un cerimoniale
a parte.
E la gente ancora in festa, le attività che
si fermano, almeno nel pomeriggio quando c’è la Solenne
funzione.
Bentrovati ricordi e bentornata “Fera ad
San Curad”.
Fulvio
A. Malvicini
Reliquia del Santo Corrado conservata in
Calendasco
Il
borgo che gli diede i natali fisici e spirituali vanta due insigni
reliquie. In
una stauroteca (reliquiario) in legno rivestito di argento
sbalzato cesellato, si conserva un pezzo d'osso del braccio
sinistro, mentre nel reliquiario del 1500 è contenuto il pollice
della mano sinistra.
Reliquia
Insigne - Parrocchiale di Calendasco (Pc)
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