Il
miracolo del
“lume
di San Corrado”
Dei tanti
miracoli, che siccome è accennato di sopra tennero sempre
viva in Noto la devozione verso S. Corrado, e tanto
contribuirono a farne crescere il culto (parecchi dei quali si
leggono narrati negli scrittori della vita di lui), io qui
voglio ricordarne solo uno che parmi convenire alla natura
semplicemente istorica dei Cenni da me presi a scrivere.
Era in Noto
dipinta in sul muro della casa dove S. Corrado avea con un
segno di croce risanato un fanciullo ernioso, una antica
immagine del Santo Eremita, e vi si teneva accesa di notte una
lampada. Accadde che un soldato del presidio spagnolo, che lì
presso nel corpo di guardia giuocava, vincendo, con un
camerata, venendo a finirsi il lume, e volendo proseguire nel
giuoco che gli dicea tanto bene, pensò d’andare a prendere
quella lampada. E così fece, ed aggiungendo lo scherno disse:
“Che bisogno ha di lume questo vecchio? Il fatto suo può
farlo il buio”, e si portò via la lampada.
Di che ben
si trovò punito; che non solo, mutava in subito la sorte del
giuoco, perdè quanto avea sino allora guadagnato e quanto
avea di suo; ma postosi poi a dormire si sentì preso da così
acuto dolore, che scosso il sonno, credette dover morire per
uno sformato tumore ernioso che andava crescendo rapidamente.
Alle sue
grida accorsero rapidamente anche alcuni vicini, tra cui una
donnicciula, la quale mossa a pietà del caso, esortò il
soldato a invocare S. Corrado tanto potente e facile
soccorritore in male siffatto. E chi è? Domandò lo spagnolo,
questo San Corrado? – E’ quello, rispose la donna, che
veneriamo nella Chiesa di S. Nicola, e una cui immagine è qui
vicina; e potrete averla veduta; che la notte vi si tiene
sempre una lampada.
Capì allora
il soldato, e pensò che quel male fosse castigo della sua
irriverenza, e chiestone perdono, a lui si votò, ed ebbe
tosto la grazia.
Di che
divenne devoto ed encomiatore del Santo, e finchè rimase a
Noto volle per sè la cura di tener netta la strada davanti a
quella immagine, e di lumi e di fiori l’adornava.
Era assai
antica quella pittura, e la tradizione diceva essere un fedele
ritratto del santo Eremita. Perciò si può tenere come non
lavorate di fantasie le immagini di S. Corrado tratte da
quella pitture, e storicamente fedele il ritratto descritto
dal Littara col dirlo alto di statura, di belle forme e
d’aspetto magnanimo.
Nota al testo
La Chiesa di San Nicola con la Cappella
dedicata al Santo Corrado piacentino si intende quella posta
nella Noto Antica, cioè la città che andò distrutta nel
terremoto del 1693. L’odierna città di Noto sorge un poco
più a Valle e nuovamente in quel tempo ricostruita in luogo
più solido e sicuro.
Testo tratto integralmente alla pag. 51 e
52 dal libro edito in Noto nel 1890 dalle Off. Tip. Di Fr.
ZAMMIT, quarta edizione sulla ristampa con aggiunte del Cav.
Bartolomeo Veratti Cameriere d’Onore di Cappa e Spada della
Santità di N. S. LEONE XIII.
“Della Vita e del Culto di S.
CORRADO CONFALONIERI – Cenni storici”
Una
curiosa invenzione agiografica
La
traversata sul mantello
Lo
“straordinario” viaggio via mare di San Corrado
da
Malta alla Sicilia
di
Umberto Battini
Un manoscritto maltese del tardo
seicento, di un gesuita, riporta una bella e stimolante
notizia agiografica; essa è stata anche riportata nel 1657
nelle “Animadversiones in Vitam Divi Conradi”,
testo compreso nel libro del Gaetani che fu edito a Palermo
nel suo “Vitae Sanctorum Siculorum”.
Oltre quindi a dirci del soggiorno
maltese di San Corrado (argomento dibattuto perchè pare non
comprovato, ma comunque non da scartare quale ipotesi) viene
narrato di come il Santo, avendo avuto dei diverbi con degli
astiosi abitanti di Casal Musta nell’isola di Malta, lasciò
quel luogo.
San Corrado si allontanò da Malta
viaggiando sul mare sopra al suo mantello di pellegrino e
penitente: il suo approdo fu la Sicilia.
Oltretutto il Santo piacentino profetizzò
anche l’arrivo sull’isola di Malta dei Cavalieri di
Gerusalemme, coloro che oggi conosciamo quali Cavalieri di
Malta: ed in effetti nel 1530 il fatto si avverò!
E’ molto interessante questo
‘intermezzo’ agiografico legato a San Corrado che naviga
steso sul suo mantello sul tratto di mare che lo vedrà poi
arrivare in Sicilia, terra prediletta per la vita eremitica.
Il mare nella simbologia biblica,
sappiamo significare il mondo, in tutti i suoi aspetti: ebbene
Corrado ormai con l’anima perfettamente dedita alle sole
letizie del Cristo, ‘vola’ sopra il mondo stesso, senza
subirne danni. Il mantello del pellegrino-penitente non solo
quindi si rivela una difesa dalle piogge, dalle bufere del
viaggio naturale, ma diventa un ornamento necessario alla
propria santificazione richiamata dallo stretto nesso con la
penitenza, con una vita che passa ‘sopra’ al mondo e lo
trasporta, povero del mondo materiale, in un cammino di solo
spirito. Cammino che vede la sintesi finale nella vita
eremitica e statica, in sola contemplazione, in una nuda e
cruda grotta presso la Valle dei Pizzi vicino alla città di
Noto, nella Sicilia sud-orientale.
Sul grandioso portone bronzeo della cattedrale di Noto, opera
maestosa dell'artista Giuseppe Pirrone, sono raffigurate le
fasi salienti della intera Vita del Patrono, tra queste
spicca la fuga da Malta e la traversata sul mantello.
Umberto
Battini
Leggiamo di questo prodigio, traendolo
dalla Vita di San Corrado scritta dal Parisi, edizione 1984,
alla pag. 157.
Nel 1608 i
Netini passarono ore di grande trepidazione. Era allora la
città, nei siti più bassi, ricca di fontanelle d’acqua
sorgiva, della quali una, detta “Fontana Grande”, mandava
acqua tanto abbondante da essere bastevole al lavoro di ben
diciotto molini. All’improvviso un giorno – non si sa per
quale strano fenomeno -, nessuna delle fontane dava più
acqua. La cittadinanza ne fu allarmatissima e dopo lunghe
ore di ansiosa attesa decise di fare ricorso alla protezione
del suo S. Corrado. Venne condotto in processione di
penitenza il sacro suo corpo tra molte lacrime e preghiere;
la grazia sospirata da tutti non si fece molto attendere: le
acque, che erano completamente scomparse, dopo ventiquattro
ore tornarono a fluire dalle fontane abbondanti come prima.
Stemma dei Nobili Confalonieri di Piacenza
MIRACOLI estratti dalla
"Vita Beati Corradi" che si conserva a Noto del
tardo XIV sec.
Un suo devoto
un giorno decise di andarlo a trovare nella sua grotta dei
Pizzoni, prima di mettersi in cammino il cielo era sereno, ma
cammin facendo e quando non era molto lontano dalla grotta il
cielo si annuvolò dando luogo a un violento uragano con lampi
e tuoni spaventosi. Il povero uomo trovò scampo nel
rifugiarsi in una caverna, dove stanco del cammino si assopì.
Fra Corrado che in quel mentre stava in preghiera, viene a
conoscere in spirito che quel suo devoto correva un gran
pericolo in quanto sta per essere vittima di un fulmine. Si
trasporta immediatamente fino a lui, lo scuote e lo conduce
alla sua grotta, esortandolo a ringraziare il Signore d'aver
scampato a una morte sicura.
Un altro giorno un certo Lorenzo Cardo, che grandemente amava
il Santo, pensò di madargli con un giovane fino ai Pizzoni un
pò di legumi. Il giovane non distava molto dalla grotta
quando, in mezzo a quegli orribili dirupi, un uomo
cortesemente gli offrì a fargli strada. Senza saper come, si
vide condotto sul ciglio di una roccia tutta circondata da
paurosi precipizi. Si guardò intorno e non vide più la
guida, spaventato per non poter andare nè avanti nè indetro
il giovene ruppe in dirotto pianto. Fra Corrado lo scorge in
spirito dalla sua grotta, dove stava a pregare e in un attimo
gli è vicino, gli raccomanda di non aver paura e lo fa
scendere giù per un fianco della roccia conducendolo sano e
salvo nella sua grotta. Il Santo gli disse non fidarsi
un'altra volta di siffatta guida perchè essa non era altro
che il demonio in forma di uomo.
C'era una combriccola di buontemponi, assai poca religiosi i
quali concordarono tra loro un vero tiro birbone da fare al
Santo. Lo attesero un venerdì, quando egli scendeva
dall'eremo per la consueta visita al SS. Crocifisso e fingendo
grande devozione per lui con molta insistenza lo invitano a
magiare con loro del pesce. Il Santo vi accondiscese. Ma in
luogo di pesce - era di venerdì - fecero portare non altro
che cibi di grasso. Tutti mangiarono compresi il santo ospite.
Quando si finì, credettero di poterlo umiliare perchè contro
il divieto della Chiesa, aveva mangiato carne in giorno
proibito. Ma il Santo rispose che era stato invitato a
mangiare pesce, e soltanto pesce aveva mangiato. Infatti
sollevato il tovagliolo, mostrò loro le lische e le squame
avanzate. Quei giovani vedendo quel prodigio divennoro in
seguito fervidi ammiratori della santità dell'uomo di Dio.
Nel
1347 in
Sicilia serpeggiava lo spettro della fame per le continue
guerre, e la grave pestilenza penetrata nell'isola, e che
aveva mietuto ovunque innumerevoli vittime. Il popolo di Noto
affamato non trova di meglio che fa ricorso al cuore paterno
di Fra Corrado, il quale si strugge di compassione e piange
alla vista di tanti poveri che fanno ricorso a lui per un
tozzo di pane. E così invisibili mani angeliche, apprestargli
caldi pani per poter sfamare, a tutti Corrado può dare con
gioia un pane. Nella grotta una schiera di persone arrivavano
anche nei paesi vicini, per un prodigio più unico che raro
nell'agiografia della Chiesa, divenne il forno della
Provvidenza.
Fatti straordinari, che tennero sempre viva in Noto la
devozione a S. Corrado anche dopo la sua morte.
Nel gennaio del 1693 uno dei terremoti più terribili, che la
storia ricordi, distrusse molti paesi e città nella nostra
Isola anche Noto fu rasa al suolo, ma non si ebbe il totale
eccidio dei suoi abitanti lo si deve alla protezione e al
prodigioso intervento di S. Corrado. Il 9 gennaio, giorno di
venerdì si era verificata una forte scossa, molti edifici
della città crollarono e circa duecento persone vi trovarono
la morte. Gli abitanti per tutto il giorno seguente fino a
domanica mattina, temendo altre scosse, se ne stiedero sparsi
per le campagne vicine, ma rassicuratesi alquanto cominciarono
a rientrare la domenica mattina. Nel pomeriggio gettò nel
panico in tutti gli abitanti fu il sentire una voce misteriosa
che fortemente gridava < Usciamo fuori, usciamo fuori perchè
ad ore 40 replicherà il terremoto e rovinerà la città >
Era evidente che S. Corrado volesse il suo diletto popolo
salvo! Moltissimi infatti corsero a mettersi in salvo nei
luoghi aperti. Erano scoccate appena le ore 21 di quello
stesso giorno, 11 gennaio, in cui si venivono a compiere le
ore 40 dalla prima scossa, che ebbe luogo terremoto così
forte che distrusse ogni cosa il suolo traballava a guisa di
onde del mare non restando pietra su pietra. Un migliaio di
persone vi trovarono la morte, ma assai di meno avrebbero
potuto essere le vittime, se da tutti si fosse dato subito
ascolta alla voce misteriosa. I poveri abitanti, sbigottiti di
fronte al quel flagello, non trovarono di meglio che prendere
l'urna del Santo, miracolosamente recuperata e quasi illesa
tra le rovine. Si decise così di far sorgere la nuova città
più verso il mare nel feudo delle Mete, che sarebbe il punto
dove ora la moderna Noto si ammira.
*
* *
Anche da
colera, che nel 1854 e 1855 desolò circa 300 comuni della
Sicilia, la protezione di Corrado fu visibile tanto che nel
1855 fu decretata una processione di ringraziamento per la
cessazione del flagello.
* * *
Siamo
nell'ultima guerra mondiale, a una a una le città della
Sicilia venivano prese di mira dai bombardamenti aerei tutti
ridotti a cumuli di rovine. Attorno a Noto già Pozzallo,
Scicli, Avola, Palazzolo Acreide avevano dolorosamente
sperimentato gli effetti terribili delle incursioni
aeree. Fu così
tutta la cittadinanza di Noto si strinse attorno a S. Corrado,
la mattina del 19 febbraio del 1943 un comitato di distinte
persone, a nome del popolo Netino, chiese ed ottenne da Mons.
Angelo Calabretta, Vescovo della diocesi di Noto di poter fare
in onore di S. Corrado, un voto per essere la città liberata
dall'immane flagello. Il 28 febbraio, al chiudersi del mese di
S. Corrado, dinnanzi all'immensa folla di cittadini che
gremiva il tempio della Cattedrale, dopo avere
l'Eccellentissimo Presule illustrato brevemente la portata
dell'impegno che la cittadinanza stava per assumere, ebbe
luogo la solenne promessa in questi termini < Se la città
di Noto resterà salva dalle incursioni aeree nemiche nella
presente guerra, il Podestà, che si trovava a reggere questo
Comune, ogni anno, nella festa del Santo, il 19 febbraio,
offrirà solennemente ed in ringraziamento, un Cero al Santo;
i singoli fedeli faranno ne giorno della vigilia della festa
del Santo, un digiuno secondo la forma solita ad usarsi dalla
Chiesa, e si impegnano ad adoperarsi, perchè finita la
guerra, siano eseguite le dovute decorazioni alla Cattedrale,
che contengono le Preziose Ossa del Santo>. Con gli occhi
ripieni di lacrime la folla seguì, ripetendole, le parole del
voto che il Commissario Prefettizzio, Comm. Prof. Vincenzo
Eduardo Gasdia, che reggeva allora le sorte del Comune, andava
a piena voce scandendo. La città non si ebbe certo a pentire
del voto fatto e della fiducia riposta in Corrado, perchè,
mentre tutti i paesi dei dintorni conobbero gli orrori della
distruzione, essa neppure una casa ebbe distrutta dalle
incursioni aeree, scampando quasi miracolosamente al comune
flagello.
E sarà sempre così attraverso i secoli, respingendo le
pestifere teorie della invadente miscredenza materialistica,
saprà mantenersi in ogni tempo fedele a Corrado e non
dimenticherà l'esempio delle sublimi virtù del suo santo
Protettore.
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