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ARTICOLI
di cultura corradiana
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Un anno di novità corradiane
2009 - 2010
in tutta italia da Piacenza a Roma
di Umberto
Battini
Questo anno passato, a datare dalla Festa
del Santo ad oggi, può essere riassunto con
un significativo incremento di eventi
culturali e di venerazione
che da Piacenza,
passando per Roma, portano alla sicula Noto
nel solco di un interesse crescente che
merita essere dato alla cronaca.
Piacenza ha onorato il Santo con il restauro
degli affreschi posti nella volta della
navata sinistra in Cattedrale, dove un
tempo era l’altare,
affreschi del 1612 del lodigiano Galleani; e
non molti mesi fa, è uscito un bel volume
(edito dalla libreria Berti, di proprietà
della Curia) sui francescani nel piacentino
ove a s. Corrado ed all’eremo del ‘Gorgolare’
calendaschese son dedicate ottime pagine,
segno di riconosciuto interesse storico.
A
Calendasco, nel sottotetto della porzione di
casa canonica ristrutturata del 1735, al
quale si accede con un’ampia scalinata in
bella pietra come usava ai tempi,
l’arciprete don Silvio togliendo un panno
conservativo, ci mostra una statua a
grandezza d’uomo: quella del Patrono s.
Corrado. E’ la stessa statua che viene
menzionata in un articolo apparso su
Libertà
nel 1961 ove si dava conto della processione
nel borgo natio con la stessa e che qualche
anno dopo, probabilmente a causa della mole
e del peso, venne messa ‘a riposo’.
la statua di San Corrado di Calendasco,
"ritrovata"
Fatta in pieno gesso, mostra un barbuto
frate, con bordone da pellegrino e libro,
dallo sguardo risoluto con ai piedi un
teschio, simbolo indicativo di solitari e
esicasti mentre una leggera patina ha reso
opaco il colore originale, la si direbbe
opera degli anni ’50. Negli inventari della
chiesa di fine ottocento, ad esempio in
quello a firma
autografa del vescovo mons. Scalabrini, in
visita Pastorale a Calendasco, appare
indicato tutto il vario apparato argenteo e
feriale in uso presso la cappella ed altare
del Santo ma tra gli oggetti non viene
indicata nessuna statua devozionale mentre
si citano a titolo di inventario, le altre
che ancor oggi si venerano nella chiesa.
Altra notizia è quella concernente il
frate
Aristide, colui che nel 1315 accolse Corrado
nel piccolo ospedale francigeno;
in base a studi
importanti relativi a Terziari francescani
pubblicati qualche anno fa, venne ‘toccato’
anche un fatto storico che ci riguarda da
vicino: il terziario frate Aristide che
viene convocato a Montefalco per
sovrintendere alla costruzione del monastero
di s. Chiara. Ora approfondendo i documenti
latini indicati dallo studio del grande
storico Gabriele Andreozzi, scopriamo
l’esistenza
fisica
del piacentino frate Aristide, ed in uno
studio piacentino tutt’ora in corso su
questi testi di secoli fa umbri, ci si
prepara a raccogliere eccellenti frutti che
al momento opportuno renderemo pubblici.
Buone nuove anche da
Roma, p. Lino Temperini – docente alla
Pontificia
Università Antonianum
– ci informa
personalmente di novità su san Corrado:
nella Basilica dei ss. Cosma e Damiano ai
Fori Imperiali, sede della Curia Generale
del TOR, durante i lavori di restauro di una
cappella è stato scoperto un antico dipinto
del Santo Piacentino, che già nella Basilica
compare ritratto tra i ‘tondi’ dell’abside e
in un grande affresco dipinto dall’Allegrini
nel 1700. E sempre dalla Città Eterna
‘I
Netini di Roma’
nel bollettino che regolarmente pubblicano,
dedicano l’intera seconda pagina al sito web
www.araldosancorrado.org
ricordando che festeggeranno, come
tradizione, alla Basilica del TOR ove sono i
citati affreschi del Patrono.
Da
Siracusa, dalla chiesa parrocchiale dedicata
a s. Corrado (con il piccolo convento lì nei
pressi sempre al Santo dedicato), si
incrementa il legame con i piacentini:
infatti il parroco p. Antonio Panzica ha
curato la ristampa in un pregiato e comodo
formato, ad uso dei fedeli e devoti, della
Vita del Santo Eremita
scritta dallo storico francescano Giovanni
Parisi nel
Florilegio
dei Santi TOR. Essa è stata riveduta in base
ai nuovi documenti piacentini sia editi che
ancora inediti, e le note al testo con la
revisione sono opera dello scrivente, grazie
alla bella amicizia ed allo scambio
culturale e cultuale instaurato in questi
anni con i frati del Terzo
Ordine Regolare.
la VITA ristampata a Siracusa dalla
Parrocchia San Corrado
Novità anche dal luogo
d’eccellenza del Santo, la città di Noto,
ove si conservano il Santuario con la grotta
venerata e, nella Cattedrale, il corpo
stesso del Santo in un’arca maestosa di puro
argento.
L’immagine usata
nell’opuscolo per pubblicizzare il mese di
Feste agostane, stampato dalla Curia di
Noto, riportava in copertina il quadro che
si conserva in chiesa a Calendasco, che
sempre tanta venerazione desta: a detta del
Vescovo emerito di Noto in una visita
piacentina di qualche anno fa, resta una tra
le più belle ed espressive esistenti e
visibili, tanto che all’epoca, tornato a
Noto, volle fosse stampata in grande formato
e distribuita in allegato con il giornale
diocesano netino in migliaia di copie e con
una accurata descrizione sul retro, a firma
dello storico diocesano mons. Salvatore
Guastella.
Anche
altri bollettini parrocchiali netini e
d’altri luoghi siciliani, hanno usato con
efficacia l’immagine di Calendasco; questo
anno passato ha indicato anche i buoni
frutti scaturiti dall’incontro sempre più
deciso tra i devoti italiani, grazie anche
al sito internet dedicato al Santo. Durante
la grande processione di fine agosto, ad
esempio, più e più volte nella lunga diretta
televisiva visibile su satellite e trasmessa
in diretta, (attualmente si vede su internet
per chi fosse interessato), è stata citata
la terra di Piacenza e specialmente
Calendasco come luogo della nascita fisica e
religiosa del grande Eremita. Senza scordare
ormai il solido legame dei devoti piacentini
con le
colonne
della devozione di Noto, cioè i Portatori
dell’Arca ed i Portatori dei Cilii.
E la
ricerca si è spinta oltre rinvenendo due
notizie sfuggite agli storici e alla
bibliografia corradiana, mai citate fino ad
oggi. E precisamente che a Lendinara di
Rovigo, nel santuario di
S. Maria del
Pilastrello
una cappella è dedicata a
s. Corrado Confalonieri,
mentre la grande pala, attribuita al
Tintoretto, tra i Santi riproduce s.
Francesco ma non è detto che invece sia lo
stesso Eremita. A Milano gli
Oblati
di S. Carlo Borromeo custodiscono due tele a
grandezza naturale pinte dal Nuvolone,
anch’esse mai citate da nessun storico
passato e recente, un s. Corrado e una beata
Adelasia; in effetti il Borromeo fu cardinal
Protettore dei Terziari e l’ospizio
calendaschese in facciata ha un piccolo
affresco di s. Carlo ridipinto su uno più
antico come testimonia nel 1959 l’arciprete
don Peratici in una lettera a p. Parisi che
stava scrivendo un libro sul Santo Corrado.
Il Collegamento
Devozionale Italiano che si è sviluppato in
questi anni sta raccogliendo sempre più
consensi come indicano queste notizie e sta
cementando amicizie nel nome e nel segno di
san Corrado Confalonieri, penitente
terziario e poi pellegrino ed eremita fino a
quel lontano e profetico 19 febbraio 1351!
Umberto
Battini - venerdì 19 febbraio Festa
di San Corrado Confalonieri 2010
Romitorio di Calendasco (Piacenza)
Particolare affresco 1613 Cattedrale
Piacenza
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