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LA BOLLA DI
URBANO VIII “DOMINI NOSTRI JESU CHRISTI” DEL 12 SETTEMBRE 1625
TESTI
STORICI di p. Gabriele Andreozzi TOR (1917-2006+)
Il 12 settembre 1625, Urbano VIII emanava la Bolla "Domini Nostri Jesu
Christi", con la duale veniva accolta la supplica del Ministro Generale
dei frati minori cappuccini, di poter celebrare con rito semidoppio la
festa di San Corrado, "Tertii Ordinis eiusdem S. Francisci dum vixit
professorem".
Ministro Generale dei frati minori cappuccini era allora fra Giovanni
Maria da Noto e prima di lui era stato un altro netino, fra Clemente da
Noto? Non e difficile vedere in questa richiesta l’affiorare della
tradizione secolare della cittadinanza di Noto sull’appartenenza di San
Corrado al Terzo Ordine francescano.
Il motivo addotto dai richiedenti, come desumiamo dalla bolla era che
essi desideravano immensamente di poter recitare I’ufficio di San
Corrado, per accendere sempre più la devozione verso questo santo,
professo, in vita, del terzo ordine dello stesso padre San Francesco. La
risposta del papa non si fece attendere e superò I limiti della stessa
richiesta. Come leggiamo nella bolla, egli ritenne lodevole tale
desiderio e, dopo aver sottoposto la domanda al Consiglio dei Cardinali
preposto ai sacri riti, concesse non solo ai frati minori cappuccini, ma
a tutti e singoli i religiosi della famiglia francescana dovunque
esistenti di poter celebrare in perpetuo la festa di San Corrado, con
rito semidoppio.
I terziari regolari, avendo con San Corrado una parentela più stretta,
presero a celebrare la sua festa con un rito superiore, il doppio
maggiore, e a dipingere la sua immagine nelle loro chiese, con un abito
cenerino ed il cappuccio "utrinque anguIare", come si puo vedere nella
basilica romana dei santi Cosma e Damiano, sede principale de|l’ordine.
Con questa bolla, veniva definitivamente consacrata I’appartenenza di
San Corrado al Terzo Ordine di San Francesco. Data l’evidenza del fatto,
nessuno si pose mai il problema deIl’effettiva appartenenza di Corrado a
questa famiglia francescana, nèall ora ne poi.
Quali argomenti possono aver indotto Urbano VIII e il Consiglio dei
Cardinali preposti ai Sacri Riti ad estendere la festa di San Corrado a
tutti i conventi francescani del mondo, riconoscendo così esplicitamente
la sua appartenenza al terzo Ordine di San Francesco?
Sarebbe antistorico il voler tacciare di leggerezza Urbano VIII e con
lui il Consiglio dei Cardinali, per aver voluto ampliare il culto del
Beato Corrado, finora limitato alla Sicilia e alla città di Piacenza,
fino a raggiungere gli innumerevoli conventi e chiese francescane,
sparsi per ogni dove nel mondo, trattandosi per giunta di un Beato o di
un Santo, che era tale senza una formale canonizzazione pontificia, ma
per un equipollente decreto emesso da un vescovo su commissione papale.
Urbano VIII e rimasto celebre nella storia della Chiesa, proprio "per
aver indirizzato la procedura canonica della canonizzazione a quella
sicurezza e austerità che vige tuttora". Per giunta la data della bolla
"Domini Nostri Jesu Christi", 12 settembre 1625, si trova proprio a
cavallo tra le date del 16 marzo e del 2 ottobre 1625, che videro la
promulgazione di due decreti della Sacra Inquisizione in materia di
culto, con i quali Urbano VIII vieto d’un colpo ogni culto ecclesiastico
nuovo; anzi d’alIora in poi l’esistenza di tale culto recente doveva
costituire un impedimento sulla procedura canonica"’. Sotto il suo
pontificato nessuna canonizzazione fu fatta e neppure sotto il
pontificato del suo successore Innocenzo X, fino ad Alessandro VII, che
ne celebrò una nel 1658.
Perchè dunque questa eccezione per il nostro Corrado? Ouali possono
essere stati gli argomenti che indussero Urbano VIII e il Collegio dei
Cardinali ad avallare |’appartenenza di San Corrado al Terzo Ordine di
San Francesco, tanto da estendere il suo culto a tutti i francescani del
mondo, in tempi assolutamente contrari alla proliferazione dei culti?
Evidentemente il complesso delle prove deve essere apparso ai loro occhi
così probatorio, da escludere ogni ragionevole dubbio. In che cosa sarà
consistito tale complesso di prove? È quello che ci accingiamo a fare,
esaminando con occhio critico i documenti riguardanti San Corrado, a
partire dalla sua morte.
SUI
PENITENTI leggi anche questo testo storico del
p. G. Andreozzi TOR - CLICCA
SAN CORRADO,
UN SANTO DI OGGI
Sono passati settecento anni dalla sua nascita, eppure San Corrado non è
un santo di ieri, ma di oggi.
La sua vita si può dividere in due periodi. Nato a Piacenza nel 1290,
conduceva vita piacevole, conforme al suo grado e alla sua nobiltà.
Appassionato cacciatore, dedicava a questo spasso il suo tempo libero ed
era orgoglioso dei trofei di animali uccisi, di cui ricolmava il
carniere.
l\/la un bel giorno questa vita fini: Corrado era andato a caccia, ben
armato e scortato dai suoi servi e dai suoi cani. La selvaggina non era
abbondante, si nascondeva nei cespugli e non si riusciva e scovarla. Fu
allora che Corrado diede ordine di dar fuoco alle siepi. Favorito dal
vento, il fuoco divampò all’istante e si propagò alle messi vicine e
lontane, recando un danno incalcolabile all’intera contrada. I
cacciatori tornarono a casa non visti, ma un pover’uomo che si trovava
nei pressi fu arrestato, sottoposto a tortura e, come reo confesso,
condannato a morte. ll triste corteo degli sbirri che conducevano il
disgraziato al luogo del supplizio passò sotto le finestre di Corrado e
suscitò in lui un moto di incontenibile rimorso per guanto era accaduto
e stava accadendo. Si proclamò colpevole, si disse pronto a risarcire
tutti i danni. Fu così che, al dire del suo primo biografo, Corrado
rimase "nudo delle cose del mondo". Con questo gesto generoso ed umano
incomincia la seconda parte della sua vita, quella che ce lo rende caro
e ci induce a venerarlo come "amico di Dio".
Rimasto, per propria scelta, "nudo delle cose del mondo", Corrado fece
il suo ingresso in un ordine che aveva tra le sue leggi il divieto di
portare le armi, il dovere di restituire l’altrui, di riconciliarsi e di
riconciliare. Fu cosi che Corrado divenne un uomo nuovo, un uomo tutto
di Dio. Se ne accorsero le genti, in mezzo alle quali passo il resto
della sua vita. E se ne accorsero anche gli uccelli, che in segno di
riconciliazione e di pace gli volavano intorno e gli facevano festa,
mentre gli alberi da frutto da lui coltivati erano lieti di sostituire
quelli che un giorno, per sua colpa, erano andati distrutti.
Dicevamo che Corrado e un santo di oggi: lo spontaneo con l’incendio da
lui provocato e l’abbandono delle armi, destinate a fare violenza ai
fratelli e ad ogni altro essere vivente, sono un rimprovero per
I’incosciente generazione che popola oggi la terra, preoccupata di
sfruttare la natura, senza alcun riguardo al suo equilibrio ecologico e
ai diritti delle generazioni che verranno dopo di noi. lncendi di
boschi, di cui non si sa mai il colpevole, disboscamento inconsulto di
migliaia di ettari |’anno, inquinamento delle sorgenti e deI|’aria,
costruzione di ordigni di guerra capaci di distruggere cento volte ogni
forma di vita sulla terra, tutto questo finirebbe se l’esempio di
Corrado fosse, almeno in parte, seguito.
Nessuna meraviglia che un uomo cosi si sia ispirato al cantore del
creato, a San Francesco d’Assisi, per cui tutte le creature erano
fratello e sorella, e sia stato anzi suo seguace in quell’ordine della
Penitenza, detto anche Terz’Ordine, istituito dal santo per quelli che
vogliono vivere il vangelo nelle proprie case o che, per fare penitenza,
si ritirano in luoghi remoti, come ebbe a dire Gregorio IX, nella sua
lettera "I\limis patenter" del 26 maggio 1228.
Che San Corrado sia stato effettivamente un frate della Penitenza, cioè
un terziario francescano, un seguace del Poverello d’Assisi, lo proclamo
solennemente Urbano VIII nel 1625 e lo ha riconosciuto di recente il
regnate pontefice Giovanni Paolo ll, nella sua Lettera Apostolica per il
settimo centenario della nascita di San Corrado.
Indagare quindi sul fondamento storico di questa tradizione ci sembra un
necessario completamento, della fioritura di studi intorno a S. Corrado,
comparsi ne|I’anno sette volte centenario della sua nascita.
I testi
qui sopra sono alle pagine 19-25, del volume del p. Gabriele Andreozzi
edito a Noto nel 1993
INDULTO PER
L’ORDINE FRANCESCANO DEI FRATI MINORI
UFFICIO DI
SAN CORRADO TERZIARIO PROFESSO FRANCESCANO
DA RECITARSI
NEL GIORNO DELLA SUA FESTA CON RITO SEMIDOPPIO
PRESO DAL
COMUNE DEI CONFESSORI NON PONTEFICI
Indulto
apostolico di URBANO VIII
Roma, l2-IX-1625
Ad perpetuam rei
memoriam. N. S. Gesù Cristo dona il premio di eterna gloria in cielo ai
suoi servi. Noi, che indegnamente ne facciamo le veci, sia mo tenuti per
ufficio pastorale a promuoverne la venerazione nei giorni stabiliti
(dalla Liturgia) perche sia resa gloria a Dio nei suoi santi. Annuiamo
perciò al voto espresso da alcuni fedeli, specialmente se essi fanno
parte di qualche benemerito Ordine religioso che ha in special culto
qualche santo, e siamo certi di fare cosi cosa benemerita agli occhi del
Signore.
l. In verità a
nome dei diletti figli dell’Ordine dei Frati Minori di SaFrancesco, il
Ministro generale dei Cappuccini ci ha esposto che essi nutrono una
singolare devozione verso San Corrado terziario francescano (l
). Al fine di accendere tale devozione anche negli altri fedeli, egli
perora caldamente che si possa recitare l’ufficio divino con rito
semidoppio nel giorno della festa di San Corrado. Quindi ci supplica
umilmente di voler emanare un provvedimento apostolico.
2. Noi ci siamo
molto compiaciuti nel Signore del lodevole desiderio del Ministro
generale e dei frati predetti. Volendoli favorire in modo speciale ci
siamo consultati con il Collegio dei cardinali e pertanto ad effetto del
presente decreto con autorità apostolica disponiamo nel giorno della
festa di San Corrado tutti e singoli Frati Minori dovunque residenti
possano e debbano liberamente e lecitamente recitare l’ufficio "de
Comuni" di Confessore non Pontefice, secondo le Rubriche del Breviario
Romano. In forza del presente Decreto diamo licenza, facoltà e
concediamo.
3. Ciò nonostante
qualsiasi precedente costituzione o disposizione apostolica, statuto e
consuetudine contraria.
4. Vogliamo però
che qualsiasi transunto anche stampato del presente Decreto sia
trascritto da pubblico notaio, sia corraborato dal sigillo di qualche
autorità ecclesiastica, sia accettato come emanato e pubblicato da noi.
Roma, presso S.
Maria Maggiore, sigillato con l’anello del Pescatore, il 12 settembre 9
indizione 1625, anno terzo del nostro pontificato.
Vedi: Magnum
Bullarium Romamum. Bullarum Diplomatum et Privilegìorum Summorum
Romanorum Pontůìcum, vol. XIII, a. 1625. Ed. A. Vecco e C., Torino 1868,
pp. 370-371.
Cfr. Bullarium
Privilegiomm ac Diplomatum Romcmorum Pontyìcum amplissìma collectio, di
Carlo Cocquelines, Tip.
De Marinaldis, Roma 1756,
pag. 359.
(1)
In questo
documento pontifico per la prima volta il Beato Corrado Confalonieri –
beatificato da Leone X il 12-7-1515 – viene nominato col titolo di “Sanctum
Conradum tertii ordinis S. Francisci”.
Testo della Bolla
in italiano preso dal volume LIBERO per SERVIRE di mons. Salvatore
Guastella, Noto 1988, alle pagine 214-215
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Il volume edito a Noto 1993 di
Padre G. Andreozzi TOR
particolare
dell'affresco
nella Chiesa
di Calendasco
Urna
del Santo
processione
di un secola fa
Castello di
Calendasco
luogo della
nascita del Santo
in primo piano
il ponte
levatoio del
Recetto e
sullo sfondo
il Castello
Venerata
Reliquia
del Patrono di
Calendasco
Pollice
della mano sinistra
Urna d'Argento
contente il
Corpo del Santo
Armadi con
ex-voto
nel Museo
presso il
Santuario
Fuori le Mura
a Noto
La Grotta nel
Santuario
In questo
punto della
Grotta il
Santo Eremita
rese l'anima a
Dio
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