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TESTI
VARI di cultura corradiana |
Lu
beatu corradu fu di lumbardia, di una terra chamata
placencia,
et ipsu fu di li maiuri homoni et gintili di placentia.
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A
titolo informativo riportiamo
sull'Araldo, la parte che ci riguarda, del Calendario
Francescano d'Italia, e S. Corrado, come ben si legge, è tra
quelli con propria celebrazione già nel primo Calendario
Comune del 1996.
Vogliamo ricordare poi che, anche
il Calendario dei Santi proprio dei Vescovi della Regione
Pastorale Emila-Romagna, contempla il nostro S. Corrado
Confalonieri.
Ed anche informiamo che la memoria di S. Corrado è
facoltativa per TUTTI gli Ordini Francescani d'Italia mentre
invece è OBBLIGATORIA
per l'Emilia-Romagna, così come riporta correttamente il
Direttorio.
Nuovo
Calendario comune
per la Famiglia Francescana d’Italia
• Testo normale: le celebrazioni riportate nel Calendario
Universale (2001).
• Testo in corsivo: le celebrazioni già presenti nel
precedente Calendario comune (1996).
• Testo in grassetto corsivo: le celebrazioni aggiunte dalla
presente Commissione.
• Quando non è indicato il grado della celebrazione, è
memoria facoltativa.
GENNAIO
3 Santissimo Nome di Gesù Memoria
4 Beata Angela da Foligno, vedova
7 San Carlo da Sezze, religioso
11 San Tommaso da Cori, presbitero
12 San Bernardo da Corleone, religioso
16 Santi Berardo presbitero e Compagni,
protomartiri dell’Ordine Francescano Memoria
19 Santa Eustochia Calafato da Messina, vergine
30 Santa Giacinta Mariscotti, vergine Memoria
FEBBRAIO
4 San Giuseppe da Leonessa, presbitero
6 Santi Pietro Battista, Paolo Miki e Compagni, martiri Memoria
7 Santa Coleta da Corbie, vergine Memoria
8 Sant’Egidio Maria da Taranto, religioso
19 San Corrado Confalonieri da Piacenza, eremita
San Carlo Borromeo
Cardinal Protettore del Terz’Ordine Regolare
e l'immagine di
Calendasco
Una breve riflessione circa il Terz’Ordine cui lo stesso
san Corrado è parte e l’antica effige sul romitorio
piacentino
Leggiamo ne Il Terz’Ordine
Regolare di San Francesco attraverso i secoli
importantissimo studio del 1958 di R. Pazzelli (Ediz. della
Curia Generalizia dell’ordine – TOR – Roma):
“Dopo la morte del Card. Rodolfo Pio da Carpi (1564),
essendo stato eletto Protettore del Terz’Ordine Regolare il
Cardinale S. Carlo Borromeo, Fr. Giacomo si recò subito a Roma
per ottenere per la sua Congregazione gli stessi favori già
ricevuti dal Card. Rodolfo da Carpi.” (pag. 169)
Questo Fr. Giacomo sottolinea che il Terzo Ordine Regolare era
sotto la immediata cura, amministrazione e protezione del
Cardinale Carlo Borromeo.
Per ben 20 anni il Card. Borromeo fu Protettore, fino alla morte
il 3 novembre 1584; fu proclamato beato nel 1602 e fu
canonizzato il 1 novembre 1610.
Nel Romitorio di Calendasco dei Penitenti, sulla facciata
dell’oratorio annesso è un affresco che ritrae il Card. Carlo
Borromeo, nella tipica rappresentazione devozionale.
L’affresco certamente datato ad alcuni decenni dopo la sua
proclamata santità, testimonia quindi ancor più da
‘vicino’ che il benedetto romitorio di S. Corrado, qui nel
piacentino, ha una radicata appartenenza al Terziariato
francescano.
Con questa effige, uomini dei secoli passati, han reso onore e
tramandato a noi moderni due fatti importanti e concatenati:
a Calendasco S. Carlo Borromeo venerato dai terziari francescani
perché ne fu anche Cardinal Protettore e appunto dipinto
sull’oratorio del romitorio francescano.
San Corrado a Malta.
Leggiamo dal volume del Parisi:
“Stando, infatti, a una antica e ben fondata tradizione che lo
vuole vissuto per non pochi anni – come nel capitolo seguente
diremo – in un eremitaggio dell’isola di Malta, è giocoforza
ammettere che la sua permanenza in Sicilia dovette essere al
ritorno da questo suo viaggio in Terra Santa, altrimenti non
potrebbe spiegarsi dove abbia passato tanti anni prima di giungere
nel 1343 a Noto. Fu dunque dopo molti anni, e proprio dopo aver
lasciato l’isola di Malta, che egli venne a stabilirsi in
Sicilia. Nessuno dei suoi biografi stabilisce con certezza dove in
Sicilia, partendo da malta, approdò…”.
(Giovanni Parisi San Corrado Confalonieri Patrono di Noto, pp.
26-27, 2^ edizione, Ediz. La Cattedrale 1984, Noto)
E ancora possiamo leggere:
“A Noto – come abbiamo già accennato – Corrado non arriva
proveniente dal romitorio piacentino, ma da un suo pellegrinaggio
in Terra Santa e più direttamente da una sua permanenza di vari
anni nell’isola di Malta” – (p.31 idem).
“In Malta – scrive il Bonfiglio – è viva la tradizione di
una tale sua dimora benché sia avvenuta nel lontano secolo XIV, e
grande, è la devozione che ivi sentono per il nostro Santo” –
“Sbarcato nell’isola – continua il Bonfiglio – trovò
sotto il Casal Musta, nella parte settentrionale, una cava
chiamata Vie el Axsel (= fiume di miele), e quivi fissò la sua
dimora”. (p32 idem).
19
febbraio - San Corrado patrono degli erniosi
da «Un
Patrono per ogni giorno», a cura di
Piero Bargellini.
Trasmissione radiofonica “Radio 2 mattina”.
Roma,
19.2.1975
Potremmo considerarlo
anche uno dei patroni dei cacciatori, e patrono non esemplare
per impazienza e imprudenza. Da giovane, infatti, presso
Piacenza, dove era nato sul finire del ‘200, Corrado si era
dedicato alle armi, ai tornei e, con molta passione, alla
caccia.
Un giorno per stanare un selvatico da
una fitta boscaglia, non esitò a darla alle fiamme. Ne divampò
un incendio furioso e rovinoso, che il governatore di Piacenza
ritenne opera criminale. Venne arrestato un poveraccio che non
ne aveva alcuna colpa. Messo alla tortura, confessò sotto gli
spasimi del dolore. Fu condannato a morte. Mentre l’innocente
veniva condotto alla forca, la lealtà di Corrado Confalonieri
fu messa alla prova probante.
Il giovane piacentino
scagionò il condannato e confessò la sua colpa, dovuta
all’imprudenza non alla criminalità. Si obbligò a risarcire
i danni.
Diana cacciatrice perse così un suo seguace, ma la santità
guadagnò un nuovo rampollo. Ridotto alla miseria, Corrado meditò
sulla vanità del mondo e dei suoi piaceri e decise di dedicarsi
a vita devota. Indossò l’abito dei terziari francescani e
visse in solitudine. Poi si fece pellegrino. Camminò fino a
Roma, continuò il suo viaggio lungo tutta la penisola.
Attraversò lo stretto e passò in Sicilia. Si fermò a Noto,
non lontano da Siracusa.
L’ex cacciatore piacentino divenne così il Santo di Noto,
dove oggi si custodisce il suo ricordo e si celebra con
devozione la sua memoria. Della città ionica, infatti, San
Corrado è il celesta Patrono.
Le sue reliquie si
conservano in un’arca d’argento nella bella cattedrale. E
fuori città, nella valle selvaggia dei Pizzoni, esiste ancora
la grotta che fu un rifugio al Santo eremita: oggi fa parte del
Santuario, con annesso eremo monastico. A Noto, in quella sua
grotta, San Corrado restò per molti anni, fino alla morte il 19
febbraio 1351. Visse in penitenza e preghiera, dialogando con
Dio e vincendo le tentazioni. Ai fedeli della diocesi fu largo
di aiuti e di consigli spirituali, di intercessioni e profezie.
Avvenne a Noto l’episodio che gli ha valso grande fama come
protettore dei sofferenti di ernia. Lo ricorda la più antica
biografia del Santo, scritta in dialetto locale. Il sarto del
paese aveva un figlio di sette anni, sofferente di un’ernia
assai grossa e pericolosa. Corrado, ospite un giorno in quella
casa, ebbe pietà del fanciullo. Tracciò un segno di croce,
scoprì il ventre deformato dall’ernia, lo toccò, poi lo
ricoprì. Era già uscito, quando il fanciullo fu udito gradire:
“Frati Currau mi sanau, guarda come eu su sanu!”(‘Fra
Corrado mi ha guarito, guarda come sono guarito!’).
Non fu quello l’unico prodigio operato dal Santo in favore
degli erniosi. Molti altri furono registrati in tutti i tempi,
specialmente in occasione della sua festa e delle processioni
delle sue reliquie.
Con sicura fede e con
trepida speranza, perciò, si rivolgono a San Corrado, non
soltanto in Sicilia, coloro che sono colpiti da questo insidioso
male, per essere alleviati o guariti dall’intercessione del
venerato eremita di Noto.
da «Un
Patrono per ogni giorno», a cura di Piero Bargellini.
Trasmissione radiofonica “Radio 2 mattina”.
Roma, 19.2.1975.
19
febbraio – S. Corrado da Piacenza
dal
volume «Il Santo del giorno»
di Mario Sgambossa-Luigo Giovannimi
Ed. Paoline 1986, pp-94-95
Gli ecologi, cioè
coloro che si dedicano allo studio e alla difesa dell’ambiente
naturale, probabilmente non troveranno simpatico questo santo,
che durante una battuta di caccia, per snidare la selvaggina e
riempire il carniere di lepri e fagiani, non esitò ad appiccare
il fuoco al bosco. Per placare le ire dei coloni, che ebbero
distrutti dalle fiamme raccolti e cascinali, il governatore di
Piacenza, Galeazzo Visconti, fece condannare a morte il primo
malcapitato che ebbe tra le mani, la cui sola colpa era quella
di essersi trovato nella foresta durante il pauroso falò.
Il vero colpevole, Corrado Confalonieri, classe 1290,
regolarmente coniugato, di porfessione soldato di ventura, nato
e anagraficamente residente a Piacenza, era fondamentalmente un
galantuomo (piromania a parte), perciò non esitò a costituirsi
quando seppe che un innocente avrebbe pagato con la morte il suo
atto di leggerezza. Dopo aver confessato il malfatto, Corrado si
disse disposto a risarcire i danni. E così fece, riducendosi in
povertà. Poiché le vie del Signore sono infinite, il piromane
cacciatore di frodo, attitudine poco francescana, approdò
pentito ma in pace con la propria coscienza al Terz’ordine
francescano di Calendasco, nel 1315, dopo essersi separato
consensualmente dalla moglie Eufrosina la quale, per non essere
da meno del marito, si rinchiuse nel monastero francescano di S.
Chiara di Piacenza.
Dentro il saio francescano palpitava ancora il cuore
dell’errabondo uomo d’arme. Dopo anni di pio vagabondaggio
da un santuario all’altro, fra Corrado, varcato lo stretto di
Messina, nel 1343 raggiunse la verde pianura di Avola, oltre
Siracusa, fustigata già dall’abbagliante luce del caldo sole
che già a capodanno schiude le gemme dei mandorli; proseguì
tra le fosse dei monti e si stabilì nella cittadina di Noto.
Scelse a dimora una cella accanto alla chiesa del Crocifisso..
La fama della sua santità lo seguiva come l’ombra e
comprometteva la pace e il silenzio che tanto ambiva.
Quando si accorse che le troppe visite gli sottraevano il tempo
dedicato all’orazione, fra Corrado levò nuovamente le tende e
andò a rintanarsi, non scontrosamente ma umilmente, nella
grotta solitaria dei Pizzoni che il popolo avrebbe battezzata
come “grotta di san Currau”. Ivi morì il 19 febbraio 1351.
Per la venerazione che i notigiani avevano per l’eremita,
venuto dalla natìa Piacenza ad abitare in mezzo a loro, fra
Corrado venne sepolto nella più bella tra le splendide chiese
di Noto, la chiesa di S. Nicolò che nel 1844 divenne la
cattedrale della nuova diocesi.
dal
volume «Il Santo del giorno»
di Mario Sgambossa-Luigo Giovannimi
Ed. Paoline 1986, pp-94-95
La
Fiera e Festa del Santo in antico a Noto
Il
Papa Paolo IV istitui la festa di S.Corrado. Il vice Rè
Ferdinando Gonzaga d'ordine dell'imperatore Carlo V
concesse nel 1540 con decreto da Palermo cinque
giorni di fiera senza dazio che in seguito furono
divisi in modo da costituire due
fiere distinte e separate e cioè una di due giorni nel
mese di Febbraio e una di tre nel mese di Agosto.
Le
statuette votive del Patrono
Fuse a Parigi nell'800
a cura del Devoto Corrado Abita
Queste statuette votive, sono alte
diciotto centrimetri e di una composizione che imita l'avorio. Il
tipo sembra preso dal quadro di Vincenzo da Pavia che è nel museo
di Palermo.
Il Santo infatti è raffigurato in piedi con la tonaca legata da
una rozza fune alla vita che si appoggia con una mano al bastone;
con l'altra mano invece del libro porta la corona del rosario.Le
statuette hanno una piccola base su cui stà scritto "S.
Corrado ".Esse furono fatte eseguire a Parigi per iniziativa
di un concittadino,Corrado Abita , alla fine dell'Ottocento e
furono vendute a cinque lire l'una.Non so dire quante se ne
fecero, ma certo parecchie centinaia perchè si trovavano in molte
famiglie netinesi. Succesivamente il fotografo Squadrilli ritrasse
la statuetta facendone un piccolo capolavoro: infatti, tutte le
statue hanno occhi che non guardano, egli viceversa riuscì ad
ottenere due pupille che vi fissano; anche di questa foto sono
state fatte centinaia di cartoline illustrate.
Testi inviati da Noto da Salvatore Sessa
Una notizia svelata
all'Araldo di San Corrado
Grazie di cuore a Salvatore
Sessa che ci informa su una questione a lui stesso
rivelata dal compianto canonico Giovanni Marziano: come furono
salvati i luoghi in cui visse e morì San Corrado.
Ecco il testo
che ha inviato all'Araldo di San Corrado:
Quello che invece il Bonfiglio
Piccione nel suo opuscolo non ha detto, perchè non lo sapeva, e
che nessuno sa, e che a me fu rivelato dal canonico Marziano è
quanto segue:
andata in discussione nel 1865 la legge sull'abolizione dei
conventi e monasteri gli amministratori comunali di Noto del
tempo si resero subito conto che, approvata la legge, le terre
di S.Corrado di fuori , essendo beni ecclesiastici , sarebbero
state incamerate dallo Stato, e quindi poi sarebbero state
vendute e chissà in quali mani sarebbero andate a finire.
Ebbero quindi un'idea : salvare i
luoghi in cui visse e morì S. Corrado.Quale fu la via da loro
seguita ignoro, e la ignorava anche il canonico Marziano, ( ma
la sapeva il vescovo di Noto mons. Blandini).
Posso dire solo che approvata la
legge, il Governo stese come si suol dire le mani per
appropriarsi di quelle terre, ma si trovò davanti a documenti
ineccepibili dai quali risultava che le terre di S.Corrado di
fuori appartenevano al comune di Noto e non potè quindi il
Governo toccarle.
Se nonché
qualche cosa trapelò e giunse all'orecchio degli amministratori
comunali di Avola i quale ebbero pure l'idea di salvare le terre
di Avola vecchie e che erano pure queste terre bene
ecclesiastico; conseguentemente le autorità di Avola vennero a
Noto, si informarono e seguirono i consigli degli amministratori
di Noto.Così anche le terre di Avola vecchia risultarono beni
comunali.
Salvatore Sessa
Ulteriori
dati su questa interessante questione li potete leggere nel libro
sul Santo Corrado, di Salvatore Guastella "Libero per
servire": pp.164,166 e 182. Ed anche, dello stesso autore, il
libretto "Il Santuario di S. Corrado" a p. 13.
Pillole
di storia netina e di San Corrado
Notizie storiche tratte e riassunte
dall’autore di questo bell’articolo, dall’opuscolo di
Corrado Bonfiglio Piccione intitolato "L'Eremo di S.Corrado".
Con l’indicazione S.Corrado di fuori si intende S. Corrado fuori
le mura.
Prima del terremoto del 1693 esisteva sulla collina soprastante
alla grotta ove il Santo pregò un eremo intitolato a Gesù e
Maria e che in seguito al detto terremoto rovinò.
Allora il barone Rosario
Landolina e suo fratello il sacerdote Nicolò con atto del 16
dicembre 1694 donarono agli eremiti due tumoli di terreno sulla
collina opposta per fabbricare la chiesa e l'eremo che ci sono
tutt'ora .
Donazioni di terre fecero in progresso di tempo il detto
sacerdote Landolina , Francesco Mazzone e un certo Giammanco.
Eretto l'eremo, all'antico
titolo di Gesù e Maria fu aggiunto quello di S. Corrado.
Agli antichi eremiti si unirono i nuovi seguita dalla fama della
santità del luogo e della loro vita esemplare con una austera
penitenza, che fu di tanto esempio che trasse al luogo non pochi
non solo dall'Italia ma anche dall'estero e che vestirono il saio
eremitico. Parecchi fra essi morirono in fama di santità.
Nel 1749 frà Luigi Belleri
da Pavia che aveva cambiato la sua ricca divisa di capitano del
reale esercito con l'abito eremitico e frà Guglielmo Spataro
nostro concittadino fecero innalzare il ritiro e l'annessa chiesa
per così racchiudere la grotta ove S. Corrado morì.
Venerabile
Girolamo Terzo, netino
Circa
l'erezione dell'Eremo inferiore o Ritiro è da precisare che gli
eremiti
Belleri e Spadaro, furono gli esecutori materiali per volontà
del netino
Ven. Girolamo Terzo (già eremita a S. Corrado di fuori,
superiore dell'eremo
Maria Ss. dell Scala; nel 1741 veste l'abito carmelitano). Egli
è il fondatore
del Santuario di Maria Ss. Scala del Paradiso, oggi Santuario
Mariano della
diocesi netina.
"Oltre che per l'erezione del Santuario della Madonna della
Scala, il Ven. G. Terzo (1683-1758) resta altamente
benemerito per aver promosso la costruzione anche del Santuario
che custodisce la venerata Grotta di San Corrado, in
contrada S. Corrado di fuori. Infatti fra Girolamo nel
1751, IV centenario della morte del Santo piacentino, incaricò
gli eremiti Guglielmo Spadaro, Luigi Belleri e Saverio Errico
perché erigessero 'a gloria di San Corrado e vantaggio delle
anime' quel Santuario e l'annesso Ritiro (o Eremo inferiore) a
dimora degli eremiti i quali, guidati da un vice superiore,
vegliassero a turno ogni notte in orazione dinanzi al Ss.mo
Sacramento nella stessa santa grotta. Fra Belleri ottenne dal
Venerabile di non mettere mano ai lavori senza aver prima raccolto
una somma che si potesse dire sufficiente alla realizzazione.
Un giorno, essendo fra Belleri
maggiormente preoccupato per la difficoltà dell'immenso assunto,
fra Girolamo per incoraggiarlo gli disse: 'Fra Luigi, prendete
questo mio mantello che vi dono come Elia ad Eliseo, e vi sia
pegno che io lascio per l'esito felice dell'opera che avete
cominciato in onore di S. Corrado'. Il Ven. Servo di Dio, ancorché
anziano, volle nel 1756 recarsi in pellegrinaggio dalla Scala a S.
Corrado di fuori per vedere il nuovo Santuario e pregare ancora
una volta prima di morire nell'amata grotta dei Santo Patrono di
Noto!
"Alle volte - affermava
fra Girolamo con edificante semplicità - quando faccio
orazione con gli occhi chiusi, mi pare che parlo con San Corrado e
dico tre me: " Questo è San Corrado"! così allegrezza
e giubilo invadono l'animo mio!"
Salvatore
Sessa
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