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                                              San Corrado  Calendasco 1290 -Noto 19 febbraio 1351

 
 
  
  ARTICOLI di cultura corradiana
 

 

Nel Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa

Il mosaico di San Corrado Confalonieri

                                                     

Dal maggio 1976 S. Corrado Confalonieri è venerato anche nel Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa, dove gli è stata dedicata una cappella.

La pregevole opera musiva, eseguita dall’Istituto Artistico Mellini di Firenze, si sviluppa su una superficie di mq. 20 e la icona del Santo misura m. 3 di altezza.

Le tessere di marmo e di vetro di Murano di varie dimensioni (cm. 3x2, 2x2 e 1x2) sono policrome, rivestite sullo sfondo centrale da foglie d’oro zecchino, in massima parte martellate, per creare piani diversi ed evitare così riflessi abbaglianti. Colori predominanti sono l’avana, l’azzurro con il giallo di Siena e il rosso vivo, che dona un forte tono realistico alle volute delle fiamme.

L’artista nel riprendere la figura del Santo si è ispirato all’iconografia tradizionale del luogo ove egli visse e dove è maggiormente venerato. Il Santo giganteggia in primo piano ed ha la testa coperta da un tipico copricapo in tutto simile a quello usato fino a poco tempo addietro dai contadini del luogo. La barba fluente sul petto fa meglio risaltare gli scarni lineamenti del volto segnato dalle dure privazioni e vivificato dalla spiritualità, che emana dal suo sguardo estatico e profondo. E’ rivestito del rude saio della penitenza di colore avana-scuro e da un largo e lungo mantello dello stesso colore. Il movimento delle braccia e il cordone setoloso di cui è cinto origina un sobrio drappeggio che scende verticalmente fino a sfiorare appena i piedi scalzi. Ben in vista è la corona del rosario che dal cordone pende lungo i fianchi. Tutta la persona si sorregge con forza sulla mano destra poggiata ad un rozzo bastone da pellegrino, mentre con la mano sinistra, meno energica e quasi cadente, sostiene il libro della Parola di Dio, da cui traeva sapienza divina e fortezza per superare le numerose difficoltà.

L’icona si staglia sullo sfondo di un cielo terso, inondato da una vasta gamma di riflessi aurei. D’ambo i lati spicca, nel vetusto stile, la leggenda in latino: Sanctus Conradus. Attorno al suo capo – quasi a rimembrare la prima festosa accoglienza di Siracusa al Santo vivente -  otto bianche colombe formano una larga aureola movimentata in vario e armonioso fruscio d’ali.

 Dietro il Santo, in secondo piano sul lato destro, tra rocce policrome fortemente stilizzate, una cerbiatta dalle forme scultoree ristà quasi in attesa di ordini. Sull’altro lato l’occhio può seguire lo scorrere sereno delle acque azzurre di un ruscello che tra i solchi ondosi riflette i bagliori appena percepibili delle volute di due fuochi che ardono sulla sponda. Il tutto è in armonia con la severità delle linee architettoniche della Cappella. Infatti la superficie musiva non è imprigionata in alcun riquadro, che anzi, proprio per non mortificare quella rude semplicità del cemento che domina in ogni struttura la vasta Cripta, presenta i bordi aritmicamente frastagliati e lascia così intravedere la continuità del gioco delle strisce che intessono, dalla volta al pavimento, tutta la parete.

E’ stato adempiuto in tal modo un voto: venerare nel Santuario siracusano l’effigie del Santo Patrono della diocesi di Noto, voto espresso molti anni fa dal vescovo mons. Angelo Calabretta e che si è poi realizzato dal suo successore Mons. Salvatore Nicolosi, con le offerte dei notinesi e particolarmente con l’apporto generoso di alcune persone benefattrici, tramite l’interessamento del can. Enrico Sigona.

Sac.  Salvatore  Guastella


                                                                             

Noto, 1943
Il voto a San Corrado
per l’incolumità della Città.

di Mons. Salvatore Guastella

 

Resterà indelebile pagina d’oro nella storia della città di Noto la grandiosa sacra funzione che si svolse in cattedrale nel pomeriggio del 28 febbraio.

Alla sera del 19 febbraio, festa del Santo, il vescovo annunzia in cattedrale il desiderio presentatogli da alcuni di emettere un voto al Signore perché, per l’intercessione di San Corrado, preservi la città dalle incursioni aeree. Da quel momento la relativa domanda al vescovo e al commissario prefettizio del Comune riscuote in pochi giorni la totale adesione in ogni classe di cittadini.
Così, prima che sia riposta in sicurezza nella sua custodia l’arca argentea contenente il corpo del Santo, domenica 28 il vescovo Angelo Calabretta - preceduto dal Seminario, dai parroci e dai canonici – muove dal palazzo vescovile verso la cattedrale. Dinanzi al palazzo Ducezio attendono il Commissario prefettizio e il personale del Municipio, con il gonfalone municipale e la bandiera nazionale. Quindi tutti quanti si entra nella cattedrale illuminata e gremita di popolo, mentre la schola cantorum esegue l’Ecce sacerdos e l’inno per il centenario di S. Corrado.
Fatta breve orazione all’altare del Santo, Il vescovo dà anzitutto lettura della lettera che il S. Padre gli ha inviato per la fausta occasione del sesto centenario della venuta di S. Corrado in Noto; poi spiega la portata del voto che a momenti il Commissario prefettizio avrebbe presentato al Signore in onore di S. Corrado e in nome di tutta la cittadinanza.

Eccone il testo.


«Se il Signore lascerà immune la Città dalle incursioni aeree nemiche nella presente guerra, ogni anno in perpetuo nella festa del Santo, il 19 febbraio, il Sindaco porterà ufficialmente un cero al Santo; e i singoli cittadini di Noto nella vigilia di detta festa faranno ogni anno un digiuno nella forma consueta della Chiesa e non sotto pena di peccato, e s’impegneranno, finita la guerra, a fare eseguire le auspicate e dovute decorazioni alla chiesa cattedrale che conserva il prezioso corpo di S. Corrado Confalonieri, patrono della città e diocesi di Noto».

Indi si alza a parlare il comm. Vincenzo Eduardo Gasdia, viceprefetto di Siracusa e commissario straordinario al Comune di Noto. Con felice discorso, materiato di profonda cultura sacra e di sentimenti di pietà cristiana, egli rievoca i tempi in cui nei momenti più salienti della vita cittadina e nazionale i magistrati delle città italiane nelle cattedrali trasformate in arengo presentavano al Signore per le mani del vescovo i voti dei cittadini; disse come l’adempimento di quei voti in molte città più vetuste costituisce tutt’oggi la rievocazione della più bella pagina della loro storia, e con commossa invocazione al Santo presenta il voto anticipando, quale caparra di esaudita preghiera, fin da quel momento stesso l’offerta del cero che si reca a presentare al vescovo. Subito acceso, il cero viene posto sull’altare dinanzi al Santo, ed in seguito sarà conservato, a cura del Municipio, in apposita custodia nella cappella del Santo, a ricordare il primo cero offerto dal Comune.
Si alza quindi il segretario del Comune che dà lettura della deliberazione sancita, in merito a detto voto, dal Comune e debitamente autorizzato. Quindi il notaio cav. Salvatore Samperi dà lettura del rogito, che viene subito firmato dal vescovo, dal sig. commissario e da dieci testimoni scelti da ogni classe di cittadini.
Terminata la solenne cerimonia, tra il più vivo commosso entusiasmo dell’immensa folla, l’arca argentea del Santo viene riposta nella sua custodia che fin dal delinearsi dei primi pericoli bellici è stata diligentemente praticata dietro l’altare maggiore, in posto che presenta maggiore affidamento di sicurezza.
Riconoscete al suo Santo Patrono, la Città a lui devotissima scioglie così da 65 anni, il 19 febbraio, il voto emesso nel 1943!

                                                                         Mons. Salvatore Guastella   

 

L'espressiva tela
della Gloria di San Corrado

 

La bella tela è oggi conservata ed esposta al pubblico nel Museo del Tesoro della Cattedrale di Noto e Museo di S. Corrado.
Molto chiara l'immagine del Santo rappresentato secondo le originali e storiche sembianze a lui proprie: abito da terziario francescano di colore grigio.

Sulla tela spicca la scritta:
Dono M. Santocono 1961

Un tempo questo dipinto era visibile alla Cappella ed Altare del Santo nella Cattedrale, così come abbiamo voluto mostrare nel fotomontaggio che potete osservare.
Altra figura dell'Eremita in abito penitenziale grigio è quella visibile nella Basilica di Roma dei Santi Cosma e Damiano - Curia Generalizia del TOR - opera a fresco di Francesco Allegrini del XVII sec.

L'espressiva tela della Gloria di S. Corrado venne donata da Matteo Santocono. Ecco quanto disse di lui l'allievo Giuseppe Pirrone (1898-1978) poii grande artista, in un'intervista del 1976 a Recanati: "Concedato dal servizio militare nel febbraio 1919, conobbi a Noto il pittore-decoratore Matteo Santocono e così cominiciai ad aiutarlo, seguendolo per anni nella decorazione dei soffitti". Il sac. orionino D. Pasquale Mazza rese questa testimonianza: "Giovanetto, l'indimenticabile Matteo Santocono aiutò G. Pirrone proprio a Noto a scoprire i suoi talenti, aprendogli gli orizzonti della gloria; con lui Pirrone compì i primi passi nell'Arte, collaborando alle decorazioni in occasione del restauro al Santuario di S. Corrado di fuori nel 1922". Quindi la tela 'Gloria di S. Corrado' è databile ai primi degli Anni Venti.


 

 

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