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ARTICOLI
di cultura corradiana
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Nel
Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa
Il
mosaico di San Corrado Confalonieri
Dal
maggio 1976 S. Corrado Confalonieri è venerato anche nel
Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa, dove gli è
stata dedicata una cappella.
La
pregevole opera musiva, eseguita dall’Istituto Artistico Mellini
di Firenze, si sviluppa su una superficie di mq. 20 e la icona del
Santo misura m. 3 di altezza.
Le
tessere di marmo e di vetro di Murano di varie dimensioni (cm.
3x2, 2x2 e 1x2) sono policrome, rivestite sullo sfondo centrale da
foglie d’oro zecchino, in massima parte martellate, per creare
piani diversi ed evitare così riflessi abbaglianti. Colori
predominanti sono l’avana, l’azzurro con il giallo di Siena e
il rosso vivo, che dona un forte tono realistico alle volute delle
fiamme.
L’artista
nel riprendere la figura del Santo si è ispirato
all’iconografia tradizionale del luogo ove egli visse e dove è
maggiormente venerato. Il Santo giganteggia in primo piano ed ha
la testa coperta da un tipico copricapo in tutto simile a quello
usato fino a poco tempo addietro dai contadini del luogo. La barba
fluente sul petto fa meglio risaltare gli scarni lineamenti del
volto segnato dalle dure privazioni e vivificato dalla spiritualità,
che emana dal suo sguardo estatico e profondo. E’ rivestito del
rude saio della penitenza di colore avana-scuro e da un largo e
lungo mantello dello stesso colore. Il movimento delle braccia e
il cordone setoloso di cui è cinto origina un sobrio drappeggio
che scende verticalmente fino a sfiorare appena i piedi scalzi.
Ben in vista è la corona del rosario che dal cordone pende lungo
i fianchi. Tutta la persona si sorregge con forza sulla mano
destra poggiata ad un rozzo bastone da pellegrino, mentre con la
mano sinistra, meno energica e quasi cadente, sostiene il libro
della Parola di Dio, da cui traeva sapienza divina e fortezza per
superare le numerose difficoltà.
L’icona
si staglia sullo sfondo di un cielo terso, inondato da una vasta
gamma di riflessi aurei. D’ambo i lati spicca, nel vetusto
stile, la leggenda in latino: Sanctus
Conradus. Attorno al suo capo – quasi a rimembrare la prima
festosa accoglienza di Siracusa al Santo vivente -
otto bianche colombe formano una larga aureola movimentata
in vario e armonioso fruscio d’ali.
Dietro
il Santo, in secondo piano sul lato destro, tra rocce policrome
fortemente stilizzate, una cerbiatta dalle forme scultoree ristà
quasi in attesa di ordini. Sull’altro lato l’occhio può
seguire lo scorrere sereno delle acque azzurre di un ruscello che
tra i solchi ondosi riflette i bagliori appena percepibili delle
volute di due fuochi che ardono sulla sponda. Il tutto è in
armonia con la severità delle linee architettoniche della
Cappella. Infatti la superficie musiva non è imprigionata in
alcun riquadro, che anzi, proprio per non mortificare quella rude
semplicità del cemento che domina in ogni struttura la vasta
Cripta, presenta i bordi aritmicamente frastagliati e lascia così
intravedere la continuità del gioco delle strisce che intessono,
dalla volta al pavimento, tutta la parete.
E’
stato adempiuto in tal modo un voto: venerare nel Santuario
siracusano l’effigie del Santo Patrono della diocesi di Noto,
voto espresso molti anni fa dal vescovo mons. Angelo Calabretta e che si
è poi realizzato dal suo successore Mons. Salvatore Nicolosi, con
le offerte dei notinesi e particolarmente con l’apporto generoso
di alcune persone benefattrici, tramite l’interessamento del
can. Enrico Sigona.
Sac.
Salvatore
Guastella
Noto,
1943
Il voto
a San Corrado
per
l’incolumità della Città.
di Mons. Salvatore Guastella
Resterà
indelebile pagina d’oro nella storia della città di Noto la
grandiosa sacra funzione che si svolse in cattedrale nel
pomeriggio del 28 febbraio.
Alla sera del 19 febbraio, festa del Santo, il vescovo annunzia in
cattedrale il desiderio presentatogli da alcuni di emettere un
voto al Signore perché, per l’intercessione di San Corrado,
preservi la città dalle incursioni aeree. Da quel momento la
relativa domanda al vescovo e al commissario prefettizio del
Comune riscuote in pochi giorni la totale adesione in ogni classe
di cittadini.
Così, prima che sia riposta in sicurezza nella sua custodia
l’arca argentea contenente il corpo del Santo, domenica 28 il
vescovo Angelo Calabretta - preceduto dal Seminario, dai parroci e
dai canonici – muove dal palazzo vescovile verso la cattedrale.
Dinanzi al palazzo Ducezio attendono il Commissario prefettizio e
il personale del Municipio, con il gonfalone municipale e la
bandiera nazionale. Quindi tutti quanti si entra nella cattedrale
illuminata e gremita di popolo, mentre la schola cantorum esegue
l’Ecce sacerdos e l’inno per il centenario di S. Corrado.
Fatta breve orazione all’altare del Santo, Il vescovo dà
anzitutto lettura della lettera che il S. Padre gli ha inviato per
la fausta occasione del sesto centenario della venuta di S.
Corrado in Noto; poi spiega la portata del voto che a momenti il
Commissario prefettizio avrebbe presentato al Signore in onore di
S. Corrado e in nome di tutta la cittadinanza.
Eccone il testo.
«Se il Signore lascerà
immune la Città dalle incursioni aeree nemiche nella presente
guerra, ogni anno in perpetuo nella festa del Santo, il 19
febbraio, il Sindaco porterà ufficialmente un cero al Santo; e i
singoli cittadini di Noto nella vigilia di detta festa faranno
ogni anno un digiuno nella forma consueta della Chiesa e non sotto
pena di peccato, e s’impegneranno, finita la guerra, a fare
eseguire le auspicate e dovute decorazioni alla chiesa cattedrale
che conserva il prezioso corpo di S. Corrado Confalonieri, patrono
della città e diocesi di Noto».
Indi si alza a parlare il comm. Vincenzo
Eduardo Gasdia, viceprefetto di Siracusa e commissario
straordinario al Comune di Noto. Con felice discorso, materiato di
profonda cultura sacra e di sentimenti di pietà cristiana, egli
rievoca i tempi in cui nei momenti più salienti della vita
cittadina e nazionale i magistrati delle città italiane nelle
cattedrali trasformate in arengo presentavano al Signore per le
mani del vescovo i voti dei cittadini; disse come l’adempimento
di quei voti in molte città più vetuste costituisce tutt’oggi
la rievocazione della più bella pagina della loro storia, e con
commossa invocazione al Santo presenta il voto anticipando, quale
caparra di esaudita preghiera, fin da quel momento stesso
l’offerta del cero che si reca a presentare al vescovo. Subito
acceso, il cero viene posto sull’altare dinanzi al Santo, ed in
seguito sarà conservato, a cura del Municipio, in apposita
custodia nella cappella del Santo, a ricordare il primo cero
offerto dal Comune.
Si alza quindi il segretario del Comune che dà lettura della
deliberazione sancita, in merito a detto voto, dal Comune e
debitamente autorizzato. Quindi il notaio cav. Salvatore Samperi dà
lettura del rogito, che viene subito firmato dal vescovo, dal sig.
commissario e da dieci testimoni scelti da ogni classe di
cittadini.
Terminata la solenne cerimonia, tra il più vivo commosso
entusiasmo dell’immensa folla, l’arca argentea del Santo viene
riposta nella sua custodia che fin dal delinearsi dei primi
pericoli bellici è stata diligentemente praticata dietro
l’altare maggiore, in posto che presenta maggiore affidamento di
sicurezza.
Riconoscete al suo Santo Patrono, la Città a lui devotissima
scioglie così da 65 anni, il 19 febbraio, il voto emesso nel
1943!
Mons. Salvatore Guastella
L'espressiva
tela
della
Gloria di San Corrado
La bella tela è oggi
conservata ed esposta al pubblico nel Museo del Tesoro della
Cattedrale di Noto e Museo di S. Corrado.
Molto chiara l'immagine del
Santo rappresentato secondo le originali e storiche sembianze
a lui proprie: abito da terziario francescano di colore
grigio.
Sulla tela spicca la
scritta:
Dono M.
Santocono 1961
Un tempo questo dipinto era
visibile alla Cappella ed Altare del Santo nella Cattedrale,
così come abbiamo voluto mostrare nel fotomontaggio che
potete osservare.
Altra figura dell'Eremita in abito penitenziale grigio è
quella visibile nella Basilica di Roma dei Santi Cosma e
Damiano - Curia Generalizia del TOR - opera a fresco di
Francesco Allegrini del XVII sec.
L'espressiva
tela della Gloria di S. Corrado venne donata
da Matteo Santocono. Ecco quanto disse di lui l'allievo
Giuseppe Pirrone (1898-1978) poii grande artista, in
un'intervista del
1976 a
Recanati: "Concedato dal servizio militare nel febbraio
1919, conobbi a Noto il pittore-decoratore Matteo Santocono e
così cominiciai ad aiutarlo, seguendolo per anni nella
decorazione dei soffitti". Il sac. orionino D. Pasquale
Mazza rese questa testimonianza: "Giovanetto,
l'indimenticabile Matteo Santocono aiutò G. Pirrone proprio a
Noto a scoprire i suoi talenti, aprendogli gli orizzonti della
gloria; con lui Pirrone compì i primi passi nell'Arte,
collaborando alle decorazioni in occasione del restauro al
Santuario di S. Corrado di fuori nel 1922". Quindi la
tela 'Gloria di S. Corrado' è databile ai primi degli Anni
Venti.
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